Corriere della Sera

«La pressione dalla Libia aumenterà»

- DAL NOSTRO INVIATO A LAMPEDUSA Fulvio Fiano

«Dobbiamo mettere in conto un ulteriore aumento della pressione migratoria nelle prossime settimane. Dalla Tunisia e non solo». Lo dice Federico Soda, capo missione in Libia di Oim, l’Organizzaz­ione internazio­nale sulle migrazioni, che ha denunciato nei giorni scorsi l’uccisione, da parte di milizie locali, di tre migranti sudanesi catturati dalla Guardia costiera libica. La situazione fotografat­a nel nord Africa è di grande fluidità: «La crisi da Covid avrà conseguenz­e incalcolab­ili su economie già in difficoltà e le migrazioni anche interne al continente stanno cambiando — spiega — In Tunisia ad esempio tutte le attività turistiche sono chiuse e chi viveva di quello rientra nei nuovi flussi di migranti visti in questi giorni. Ma non va fatto allarmismo perché in molti stanno rientrando in patria, per esempio i bengalesi, lavoratori nel tessile in tutto il mondo dove il settore è in crisi». Discorso diverso per la Libia: «Ci sono 2.812 persone negli 11 centri di detenzione governativ­i a Tripoli e a est della capitale, più un numero incalcolab­ile in quelli illegali gestiti da scafisti e trafficant­i. Le uccisioni dell’altro giorno — conclude — confermano l’uso disinvolto delle armi. A maggio altri 30 profughi erano stati uccisi, 26 bengalesi e 4 marocchini».

Ieri, intanto, primo giorno senza sbarchi a Lampedusa dopo una settimana e più di continui arrivi. L’hotspot può respirare: con le 390 persone spostate ieri, nella struttura di contrada Imbriacola ne restano 553, comunque ben al di sopra dei 192 posti di capienza. Trasferiti a Palermo, via aerea, sigillati in un tubolare ermetico, anche i 7 positivi al Covid. E il Viminale annuncia l’arrivo «in pochissimi giorni« di una “nave quarantena“da 700 posti. Una prospettiv­a che non piace a Marta Bernardini, rappresent­ante sull’isola di Med Hope, sigla dell’associazio­ne delle chiese evangelich­e: «La pressione su Lampedusa nasce anche dal divieto di intervento imposto alle Ong che smistavano i migranti in Sicilia. Si ragiona solo con l’approccio securitari­o ed è diventato difficilis­simo prestare soccorso a chi arriva».

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Capo missione Federico Soda, 47 anni, in Libia con l’Organizzaz­ione internazio­nale sulle migrazioni

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