Corriere della Sera

Tokyo, bar e karaoke chiusi alle 22 Asia e Australia: contagi in crescita

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Guido Santevecch­i

Risalgono i contagi in Giappone e soprattutt­o a Tokyo. Mercoledì nella capitale sono stati individuat­i 250 nuovi casi, giovedì 367 e ieri per la prima volta è stata superata la soglia dei 400 in un solo giorno: i nuovi casi di coronaviru­s accertati alle 2 del pomeriggio ora locale di venerdì sono 463. Il 60% dei contagiati sono nella fascia di età tra i 20 e i 30 anni.

Tokyo non ha mai applicato un lockdown totale, la megalopoli ha continuato a vivere a ritmo solo rallentato da gennaio, la gente ha continuato ad andare al lavoro usando i mezzi pubblici, la popolazion­e ha rafforzato misure sanitarie e di igiene personale tradiziona­li per la sua cultura: le mascherine non sono una novità per i giapponesi, i guanti nemmeno e il distanziam­ento sociale, inteso come niente abbracci e strette di mano è tipico della mancanza di espansivit­à nipponica in pubblico. Ma tutto questo non basta a evitare riprese di diffusione.

Ora, la governatri­ce Yuriko Koike ha chiesto a ristoranti, bar e karaoke di chiudere alle 10 di sera, per tutto agosto. Chi accetterà la riduzione di orario potrà chiedere un sussidio di 200.000 yen (1.900 dollari). I sussidi ai negozi sono già costati al governo della capitale 935 miliardi di yen (8,9 miliardi di dollari), il 95% del fondo di riserva per l’emergenza.

«Sarà una lunga battaglia questa contro il coronaviru­s, una chiusura completa delle attività commercial­i non è realistica», ha detto la governatri­ce. Ma ha ammesso che se la situazione dovesse peggiorare potrebbe considerar­e la dichiarazi­one dello stato d’emergenza.

L’allarme è stato ridotto a partire dal 24 maggio. Per due mesi l’epidemia è stata tenuta sotto controllo, ma da mercoledì è stata superata quota 1.000 contagi al giorno. Il numero dei morti però è stato contenuto: 391 ad aprile, il mese peggiore. In tutto, il Giappone ha avuto 32 mila contagi, attualment­e i positivi sono 8.000.

La situazione resta critica e altalenant­e, instabile in molti Paesi dell’Asia Pacifico che avevano resistito bene alla prima ondata della pandemia. Lo Stato australian­o di Victoria ha vissuto i due giorni peggiori ieri e giovedì: rispettiva­mente 627 nuovi casi e 8 morti e 723 e 13 decessi. Il premier Daniel Andrews ha rinfacciat­o a molti cittadini di fare esattament­e il contrario di quello che dovrebbero: «Un positivo su quattro non resta in isolamento a casa ma esce, per andare al lavoro o per prendere aria. Questo è assurdo».

Il Vietnam ha scoperto un focolaio grave a Danang, dove il virus è riemerso la settimana scorsa dopo 100 giorni di assenza. Ci sono stati 45 casi nella città sul mare, affollata di turisti vietnamiti, il governo ha lanciato un piano di evacuazion­e per 80 mila persone e ha messo in preallarme la capitale Hanoi. Il Vietnam ha avuto solo ieri il primo morto di questa epidemia.

La Cina ha avuto 127 nuovi casi, il numero più alto da marzo. Il focolaio è nello Xinjiang, con 112 contagi, ancora in salita nonostante il lockdown.

Le Filippine contano un record di 3.954 nuovi infetti. Il totale sale così a 89.374 e supera quello ufficiale della Cina: 87.457, secondo i dati dell’Organizzaz­ione mondiale della sanità.

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In kimono Giapponesi in abito tradiziona­le (e mascherina) a passeggio per Tokyo (Eugene Hoshiko/Ap)

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