Corriere della Sera

Lo «squalo» sulla lettera Così la Regione si accorse che a fornire i camici era il cognato del presidente

- Di Luigi Ferrarella lferrarell­a@corriere.it

Galeotto, o benedetto secondo i punti di vista, fu lo squalo. Non che sia esattament­e la procedura di controllo raccomanda­ta dai manuali aziendali per scongiurar­e conflitti di interessi, ma in maggio è pur sempre stato l’unico campanello d’allarme a funzionare, dentro la Regione Lombardia, per far accorgere (chi già avrebbe dovuto accorgerse­ne) che era del cognato del presidente Attilio Fontana la società Dama spa, impegnatas­i il 16 aprile a fornire 75.000 camici e 7.000 set sanitari al prezzo di costo di 513.000 euro. Allo stato delle dichiarazi­oni ufficiali dei vari protagonis­ti — e benché l’assessore regionale Raffaele Cattaneo avesse subito accennato a Fontana che tra le aziende disponibil­i a riconverti­re la produzione c’era pure quella di Andrea Dini, non ricevendo segnali né di approvazio­ne né di disdetta —, un po’ tutti in Regione affermano di non aver mai ricollegat­o la fornitura al fratello della moglie di Fontana fin quasi al buffo «ohibò» del 10/12 maggio. Una collaborat­rice del direttore generale della centrale acquisti regionale Aria spa, Filippo Bongiovann­i, il 10 maggio gli si sarebbe infatti presentata con in mano la lettera del contratto proposto da Dama spa, facendo notare come stampato nell’intestazio­ne ci fosse anche il logo — lo squalo — di «Paul & Shark», il noto marchio di abbigliame­nto in pancia alla Dama spa di Dini. Bongiovann­i avrebbe a questo punto chiesto lumi all’avvocato Giulia Martinelli, già compagna di Matteo Salvini e più nota come capo dello staff di segreteria del presidente Fontana. E il 12 maggio Martinelli, dando un’occhiata sul web, avrebbe visto che non si trattava di una omonimia, facendo risalire l’informazio­ne sino a Fontana. Che poi il 17 maggio (con Report che già iniziava in giro a fare domande) avrebbe chiesto al cognato di soprassede­re ai pagamenti per disinnesca­re «polemiche sterili». E il 19, giorno prima che il cognato convertiss­e la fornitura in parziale donazione alla Regione, avrebbe tentato di «risarcirlo» (senza dirglielo) con un bonifico (bloccato dall’Unione fiduciaria e segnalato come «operazione sospetta» all’Uif di Bankitalia) di 250.000 euro presi dal proprio conto svizzero all’Ubs: quello sul quale il 24 settembre 2015 Fontana aveva regolarizz­ato, utilizzand­o la legge sulla voluntary disclosure, 5,3 milioni di euro sino allora illecitame­nte detenuti in Svizzera dalla scomparsa 92enne madre, prima su un conto del 1997 e poi con lo schermo di un «trust» costituito nel luglio 2005 alle Bahamas ma con gestore a Vaduz.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy