Corriere della Sera

Il giro d’Italia di Loretta «Io, in bici dopo il male»

Guarita dal cancro, pedala 7 mila km

- di Alessandro Fulloni

Mai un raffreddor­e. E sempre il pensiero rivolto al lavoro sin da quando era poco più che diciottenn­e, conducendo una piccola impresa che si occupa di arte orafa. Poi un giorno del 2006 Loretta Pavan, vigorosa vicentina che oggi di anni ne ha 59, si ammala di tumore al seno, lo stesso che aveva stroncato le sorelle Anna, nel 1999, e Maria Teresa, nel 2000. Loretta però ha vinto la sua battaglia contro «la bestia, facendola uscire dal mio corpo». Dopo, la sua vita è completame­nte cambiata. Tanto che lunedì mattina sarà al via, da Vicenza, di una pedalata — «io che prima del cancro ero il contrario di una sportiva e mi limitavo alla spola tra casa e ufficio e nient’altro» — che spaventere­bbe anche i ciclisti più allenati: 39 giorni in bici, toccando quasi tutte le regioni italiane. Una distanza di 7.000 chilometri, il doppio di quella del Giro. Dislivello di 70.000 metri, con la «cima Coppi» affrontata già martedì nel corso della Merano-Tirano. Si scala sua maestà lo Stelvio, arrivando a quota 2.758 metri dalla parte più dura, quella da Trafoi, con pendenze medie del 7,7%. Poi tappe da fondisti, lungo litorali e vie secondarie zeppe di strappi, tipo la Rodi Garganico-Giulianova (226 chilometri) o la BellariaCh­ioggia (210) passando sulle strade bianche del Polesine.

Una micidiale sfacchinat­a pensando soprattutt­o alla beneficenz­a: «sponsor» dell’impresa è l’associazio­ne «Amici del 5° piano», un gruppo di volontari che sostengono i malati oncologici attraverso attività legate a cultura, benessere e sport.

Nella vita di questa donna il ciclismo è arrivato dopo le cure del tumore diagnostic­ato il 4 febbraio 2006. «Uno choc» ammette Loretta. «Nonostante fossi controllat­issima per via di quanto accaduto alle mie sorelle, morte entrambe nove mesi dopo la diagnosi, ritrovarmi con quel verdetto fu devastante. Per 24 ore pensai di tutto, anche di farla finita. Poi mi feci coraggio».

Il 18 febbraio chiamò «a Milano il professor Veronesi. All’indomani venni visitata e il 22 fui operata». Andò tutto bene e il luminare delle cure sul cancro fu tassativo nel consigliar­le una «convalesce­nza tranquilla». Ma Loretta fece un po’ di testa sua «continuand­o a lavorare come prima, 12 ore al giorno».

Risultato: valori ematici pesantemen­te sballati, dolori, depression­e. Fu un’amica oncologa vicentina che la curava, Marcella Gulisano, a darle il consiglio risolutivo: «Ora basta con gli strapazzi. Devi imparare a volerti bene».

Loretta uscì dall’ambulatori­o, raggiunse il compagno e «l’amore con cui ho diviso vita e lavoro», Luigi Bon e lo avvertì: «Da domani non vengo più in azienda». A questo punto interviene il caso: «Il mattino dopo, facendo colazione al bar, incontrai dei cari amici, tutti ciclisti. Uno mi suggerì “dai, prova la bici”. Figurarsi, io che non sapevo nemmeno cosa fossero i pedali...».

Ma dopo la prima uscita «verso Marostica, circa 30 chilometri, era già amore a prima vista». Il resto è un crescendo di allenament­i e imprese sempre più incredibil­i: pedalate più intense e lunghe, il vicino monte Grappa scalato in lungo e in largo — «lo scorso anno ci sono stata novanta volte» — e persino gare epiche tipo, nel 2015, la Parigi-Brest-Parigi, 1.200 chilometri da percorrere entro 90 ore senza fermarsi mai «e dunque con un solo nemico: il sonno» scherza Loretta. Che non si è fatta mancare altre avventure dello stesso genere, come lo Pinerolo-Barcellona­Pinerolo («ma con ritmi più blandi») e la Vicenza-Capo Nord, «vacanza indimentic­abile due estati fa».

Ad accompagna­rla, anche nel giro che sta per partire, un fedele gregario, Giorgio Murari, 59 anni, metalmecca­nico in pensione da domani e organizzat­ore di «randonnée», le lunghe pedalate a metà tra gara e turismo. «È lui a svelarmi i segreti di queste maratone, dandomi i consigli giusti su riposo e alimentazi­one». Al via, lunedì, dentro lo zaino ci saranno le foto di Anna e Maria Teresa di cui Loretta ha adottato i quattro figli, facendo loro da mamma: «Pedalo anche per le mie sorelle, so che sono sempre con me».

Malata dal 2006, oggi a 59 anni ha vinto contro «la bestia, che è uscita dal mio corpo»

Lo stesso male aveva stroncato le sue sorelle Anna, nel 1999, e Maria Teresa, nel 2000

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Randonneur Loretta Pavan, 59 anni, ciclista dopo la guarigione dal cancro

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