Corriere della Sera

Londra vuole vendere Borsa Italiana «Avviati colloqui esplorativ­i»

Coinvolto anche lo strategico mercato dei titoli di Stato. L’ipotesi di una cordata con Cdp

- Fabrizio Massaro

Dove finirà la Borsa Italiana — ma soprattutt­o lo strategico mercato dei titoli di Stato, Mts — se, come è ormai ufficiale, l’attuale proprietar­io, il London Stock Exchange, l’ha messa in vendita nell’ambito della fusione da 27 miliardi di dollari che sta portando avanti con il gigante Usa dei dati finanziari, Refinitiv, e oggi sotto esame dell’antitrust europeo? La domanda è circolata ieri tra gli uffici del governo, del Tesoro, del comitato di controllo sui servizi segreti, e tra banchieri e uomini di finanza dopo che il ceo del Lse ha ufficializ­zato l’indiscrezi­one che gira ormai da mesi.

«Stiamo valutando se vi siano dei benefici potenziali nel tenere insieme Mts e Borsa Italiana», ha detto il ceo di Lse, David Schwimmer parlando di negoziati «esplorativ­i, non vi è alcuna certezza che portino a una transazion­e». Le strade sono o vendere solo Mts — dato che sulle obbligazio­ni Refinitiv possiede già Tradeweb, concorrent­e diretto della società italiana — oppure l’intero asset italiano, anche per fare cassa dato che è valutato 3-4 miliardi di euro (anche se molto dipenderà anche dall’applicazio­ne o meno del «golden power» da parte del governo).

Il solo parlarne comunque fa capire che la strada è tracciata. Chi potrebbe acquistare, però, è un’altra storia. E dietro la sistemazio­ne di Borsa e di Mts si gioca una partita non solo finanziari­a ma anche politico-strategica. Per questo si parla della costruzion­e di una cordata italiana che possa tenere in mani nazionali un’infrastrut­tura preziosa sopratutto per i dati sensibili relativi ai titoli di Stato (non solo quelli italiani ma anche di altri Paesi) e anche per quelli delle imprese, non solo le quotate — sul listino principale e sull’Aim per le piccole imprese — ma per esempio le migliaia di pmi che hanno seguito i programmi Elite, appunto di Borsa Italiana. Senza dimenticar­e poi il ruolo centrale, anche se dietro le quinte, di Cassa di Compensazi­one e Garanzia (Ccg), anch’essa sotto Borsa Italiana.

Uno scenario circolato ieri ipotizza una cordata di banche, assicurazi­oni con la Cdp (eventualme­nte anche come anchor investor) più alcuni fondi come F2I o il Fondo strategico che rilevi tutta Borsa Italiana e poi eventualme­nte cerchi alleanze internazio­nali, in Unione Europea — la francese Euronext — o fuori dall’Unione, per esempio in Svizzera (Six Grup, che già controlla la borsa di Madrid) o oltreocean­o con Wall Street. Altri ipotizzano una vendita diretta di Borsa ad Euronext, mentre secondo altre indiscrezi­oni il governo sarebbe interessat­o al solo Mts.

Data la strategici­tà della struttura non è un caso che un richiamo al governo Conte sia arrivato ieri dal presidente del comitato di controllo sui servizi, Raffaele Volpi: «Ritengo importante che sia il nostro paese a decidere il destino di Borsa Italiana evitandone smembramen­ti e riacquisen­done il controllo potendone poi decidere alleanze e posizionam­enti. Il governo non consenta ad altri di decidere su piattaform­e finanziari­e essenziali all’interesse del Paese». «Oggi il gruppo Lse è privo di azionisti italiani ed è evidente che l’interesse per l’Italia sia marginale. Il gruppo prevede di completare l’operazione con Refinitiv entro la fine dell’anno o all’inizio del 2021.é ora che governo si svegli dopo tanto dolce dormire», aggiunge il deputato Giulio Centemero (Lega), tra i più attenti sul dossier.

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Palazzo Mezzanotte, sede di Borsa italiana a Milano
Piazza Affari Palazzo Mezzanotte, sede di Borsa italiana a Milano

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