Agnelli presenta Pirlo e ringrazia tutti meno Sarri
«L’anno del nono scudetto consecutivo è stato durissimo, ora pensiamo a battere il Lione»
Un «bentornato» ad Andrea Pirlo. Un «grazie» a Pavel, Fabio e Federico. Non una parola su Maurizio Sarri. Una sintesi (forse) cattiva, ma oggettiva della conferenza stampa con la quale la Juve, ma soprattutto il presidente Andrea Agnelli, ha presentato il nuovo tecnico dell’Under 23. Senza nascondere che il progetto è «partire con un percorso che abbiamo visto essere vincente in altre seconde squadre in Europa, per poter magari un giorno fare un salto in prima squadra».
La strada è segnata, il countdown è partito: Andrea Pirlo allenerà la Juventus un giorno. Maurizio Sarri ha davanti a sé la sfida al Lione per centrare la fase finale di Champions. E poi un anno per dimostrare che puntare su di lui è stato giusto. Ma su quella strada si allunga un’ombra.
Dopo che Pirlo ha proclamato la sua felicità per essere «tornato in famiglia», Andrea Agnelli si prende qualche minuto per una riflessione sulla stagione: «Quella del nono scudetto consecutivo: un anno che visto da fuori non è stato capito sino in fondo. È stato durissimo e difficilissimo. Si è gestita una pandemia... Ma una squadra è fatta di dinamiche, rapporti, sguardi, cenni tra persone. Noi abbiamo cambiato 13 persone tra nutrizionista, preparatore, allenatore e staff tecnico. Quasi tutto il gruppo che gestisce la squadra. Ci vuole tempo, quindi grandissimi complimenti a Nedved, Paratici e Cherubini che hanno ricalibrato la macchina. Il merito è loro».
E Agnelli continua: «Davanti a noi ora c’è un altro obiettivo, la partita con il Lione: sarà difficilissimo (ripetuto due volte), dovremo stare tutti concentrati per staccare il biglietto per la fase finale di Champions a Lisbona». Detto questo ha chiuso alle domande sul tema. Libera la cattiva interpretazione: Andrea Agnelli non ha mai fatto il nome di Sarri. Nella Real Casa bianconera è difficile sia stato un caso.
Il resto è Andrea Pirlo: «Ho fatto i corsi e quando la notte non dormivo pensando a come avrei messo in campo la mia squadra ho capito che dovevo allenare. La responsabilità non mi pesa, ce l’ho da quando avevo 14 anni, più ne ho più mi sento vivo. Ho avuto proposte dalla serie A e dalla Premier League, ma ho scelto questo percorso: è la strada più giusta per iniziare».