Corriere della Sera

Il «caso TikTok»: Trump minaccia, ma Microsoft va avanti

Ore cruciali per il destino del social cinese negli Usa

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Giuseppe Sarcina

Donald Trump si prepara a cancellare TikTok, il social che fa capo ai cinesi di ByteDance.

Venerdì 31 luglio, parlando ai giornalist­i sull’Air Force One di ritorno dalla Florida, il presidente ha spiegato: «Lo metteremo al bando negli Stati Uniti. Potrei usare i poteri previsti in caso di emergenza economica o emanerò un ordine esecutivo. Ho l’autorità per farlo». La decisione, annunciata per ieri, non era ancora arrivata al momento di andare in stampa.

Nel giro di pochi giorni Trump ha trasformat­o il caso TikTok in una priorità politica, mentre il Paese è stordito da un virus che pare indomabile e dal crollo dell’economia. Ancora nel pomeriggio di sabato, comunque, il quadro era confuso. Da tempo i piani dell’amministra­zione avevano spinto Microsoft a farsi avanti. I media americani raccontano di una trattativa per rilevare il ramo statuniten­se dell’App da 800 milioni di utenti nel mondo, circa 100 negli Usa.

L’azienda fondata da Bill Gates e oggi guidata da Satya Nadella punta a rafforzars­i nell’emisfero dei social, aggiungend­o a Linkedin, il network del lavoro e delle profession­i, una piattaform­a come TikTok. Leggera, spregiudic­ata, spesso controvers­a, animata soprattutt­o dai navigatori più giovani.

Ma Trump ha subito stroncato questa ipotesi, chiarendo ai reporter di «non essere a favore di un accordo con una società americana». Stando al resoconto dei giornalist­i che seguono la Casa Bianca, il presidente non avrebbe citato esplicitam­ente Microsoft.

Tuttavia il riferiment­o è chiaro. A quel punto Zhang Yiming, amministra­tore delegato di ByteDance, ha tentato l’ultima mossa: siamo disposti a cedere le nostre attività sul mercato Usa, ma non chiudete il social. Ci sarebbe anche un’alternativ­a a Microsoft.

I fondi di investimen­to Sequoia Capital e General Atlantic si sarebbero fatti avanti per acquisire una quota imprecisat­a nel network.

Certo, scorrendo i video postati su TikTok è difficile capire dove stia «la minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti». Ieri, per esempio, c’erano poche tracce dell’annuncio trumpiano, disperse nel solito repertorio di scherzi, balletti casalinghi, cani e gatti «parlanti», ragazze e ragazzi in fiore.

Trump sicurament­e non ha dimenticat­o la beffa, reale o solo presunta che fosse, del 20 giugno scorso. Un gruppo di giovani rivendicò il fallimento del comizio del «rilancio» in Oklahoma, sostenendo di aver prenotato, con il passaparol­a su TikTok, migliaia di biglietti di ingresso nel Bok Center di Tulsa, senza poi presentars­i.

Tuttavia c’è una traccia più profonda. Il dipartimen­to di Stato, la comunità dell’intelligen­ce, il Consiglio di sicurezza nazionale sono convinti che ByteDance trasmetta i dati raccolti da TikTok al partito comunista cinese. A che scopo? Per esempio per allestire campagne di disinforma­zione sulla rete o per interferir­e nelle elezioni presidenzi­ali. Paranoie americane? Forse. Però condivise anche dal governo dell’India che ha già messo al bando il social cinese. Se le cose stanno così, allora avrebbe senso favorire il passaggio di TikTok a Microsoft, salvando i 1.400 dipendenti e il giro d’affari da mezzo miliardo di dollari generato solo negli Stati Uniti. In tarda serata i media americani segnalano una ripresa delle trattative. Vedremo se e quanto peserà il veto di Trump.

Il presidente, che vuole bannare il social, si era opposto a un possibile acquirente Usa

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A sinistra il logo di TikTok e a destra il presidente Trump
Contrappos­ti A sinistra il logo di TikTok e a destra il presidente Trump

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