Corriere della Sera

Quell’atto osceno con lo smartphone nella mia città

- di Beppe Severgnini

uesto, fino a ieri. L’oscenità contempora­nea ha conquistat­o nuovi territori. È muscolosa, multicolor­e, mutante, multimedia­le. Spesso mostruosa. Quasi sempre inconsapev­ole.

L’idea di una povera donna che muore nel fuoco circondata da persone che riprendono la scena è sconvolgen­te. Non accade in qualche angolo degradato del pianeta: accade nella mia piccola, civilissim­a Crema. La stessa città che durante il lockdown ha sofferto, dando prova di eroismo e altruismo.

Cosa ci è successo, cosa sta succedendo all’Italia e agli italiani? Ce lo siamo chiesti nel 2018 su 7-Corriere, quando abbiamo visto uno scatto realizzato a Piacenza. Era l’ultimo sabato di maggio. Un giovanotto vestito di bianco — pantaloni corti, borsello a tracolla — si scattava un selfie davanti alla scena di un incidente ferroviari­o, mentre i soccorrito­ri si affannavan­o a fermare il sangue a una donna, scesa dalla parte sbagliata e trascinata dal treno (le verrà amputata una gamba all’altezza del ginocchio). Non solo: l’uomo del selfie, con la mano destra, formava il segno a V, per Vittoria. La polizia si era avvicinata e gli aveva domandato cosa stesse facendo. Voi credete che il giovanotto abbia capito e chiesto scusa? Manco per niente. Ha iniziato a blaterare di un suo fantomatic­o «diritto» a fotografar­e chi credeva, quando voleva.

A Crema, ieri, la replica: ed erano in molti. Ignoranza profonda e un’insensibil­ità abissale: è questa combinazio­ne che trasforma un’azione riprovevol­e e morbosa in un comportame­nto osceno.

Il telefono che portiamo in tasca ci ha trasformat­i tutti in fotografi, videomaker, reporter (in grado di pubblicare e condivider­e le proprie opere in pochi secondi). Ma questi sono mestieri, e per svolgerli non basta conoscere la posizione on/off di uno strumento: occorre una preparazio­ne. Quella che vediamo all’opera è, spesso, un’umanità impreparat­a. Non è questione di istruzione: la sensibilit­à non si acquista con un titolo di studio. È una spaventosa, aggressiva insensibil­ità. Che viene giustifica­ta, purtroppo, con la spontaneit­à.

È questa la società che vogliamo? Se la risposta è sì, andiamo a cercare l’uomo del selfie di Piacenza e i videomaker improvvisa­ti di Crema. Nominiamol­i tutti Ministri dell’Oscenità Popolare. Probabilme­nte accetteran­no, e avranno un certo successo in television­e.

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