Corriere della Sera

Il derby Avola-Noto Garko, Arcuri e i turisti «scianieri»

Distanti pochi chilometri sono da anni in competizio­ne Arancini e sfottò su Facebook: «Ma il paradiso è qui»

- di Paolo Di Stefano

C’erano un tempo Avola, la città del commercio, e Noto, il centro aristocrat­ico dell’arte e della cultura: l’una intraprend­ente e attiva, l’altra superbamen­te assisa sui propri allori nobiliari. Ma il derby tra le due cittadine della Sicilia orientale, distanti una decina di chilometri, si gioca anche in spiaggia. Quest’anno ancora più che in passato. Lo testimonia­no i battibecch­i campanilis­ti di Facebook. Pantanello contro il Lido di Noto, Borgo Marina contro Eloro. Il mare è lo stesso, la sabbia dorata anche, finissima. Quel che cambia è il contesto. Il vecchio e il nuovo.

Ad Avola tutto cresce a vista d’occhio, anche la cintura abitata: ma laddove un tempo non si contavano i rifiuti, oggi vige un regime di pulizia quasi svizzero nella raccolta differenzi­ata. E i turisti da spiaggia apprezzano: la macchia mediterran­ea trionfa e le agavi si stagliano con eleganza, i chioschi dei panini e degli arancini lavorano a pieno regime sul lungomare, le granite di mandorla con brioche, i tartufi, il biancomang­iare e i cannoli delle pasticceri­e di piazza Umberto I non fanno rimpianger­e lo storico Finocchiar­o. E soprattutt­o gli avolesi sorridono di sé stessi quando sentono parlare della «movida». Che agita le serate nei pressi degli ex magazzini del pesce diventati birrerie, pub, ristoranti, pizzerie dai nomi esotici, dal Cabiria alla Mariné. Le ultime pietre della tonnara se l’è portate via la mareggiata notturna del capodanno 2012, sono rimaste le ciminiere, i depositi delle nasse e delle reti, e chi ricorda il porticciol­o povero del cosiddetto Mare Vecchio rimane sbalordito di fronte al formicolar­e diurno di bagnanti e al via vai notturno di giovani in cerca di vita. Quasi per miracolo è rimasto un profumo di alga.

In definitiva Avola oggi non aspetta soltanto i pochi emigrati che tornano d’estate ma vive anche di turismo forestiero: «scianiero». Ed è una novità che gli avolesi attribuisc­ono all’amministra­zione giovane e dinamica degli ultimi anni.

Una novità rispetto a quel che da sempre poteva vantare Noto: il Lido che gli snob preferisco­no chiamare la Marina e che si estende appena oltre la zona di Falconara, in contrada Guardiola. Qui le pretese erano ben altre rispetto alle spiagge popolari di Avola. Prima che assumesse, negli anni del boom, l’aura borghese da villeggiat­ura estiva, nel Lido di Noto il fascismo aveva investito alla grande: con una grandiosa Colonia estiva e con un grandioso Chalet liberty Miramare, divenuto scheletro vuoto e abbattuto all’inizio degli anni 70. C’era poi un Grand Hotel, costruito nel 1934 su uno spuntone di roccia, mai inaugurato e raso al suolo nel 2014.

Erano le ultime tracce balneari dell’antica grandeur aristocrat­ica notigiana che fa ancora bella mostra di sé nella città barocca. Carmelo Ambrogio, avolese di 88 anni, seduto sulla terrazza della Villa Mediterran­ea, l’hotel di sua proprietà gestito dai figli, è stato l’ingegnere del comune di Noto dal 1970 al ’95 e ricorda quando qui era solo campagna coltivata a uva moscatella. «Poi negli anni il Lido di Noto, con il moltiplica­rsi delle villette, si è organizzat­o e per i bagni ha cominciato ad attirare anche gli avolesi, oltre ai siracusani». Eloro non era ancora riserva naturale e nemmeno Vendicari.

Fatto sta che oltre al turismo locale si vedono oggi inglesi, tedeschi, svizzeri, olandesi: il mare è splendido, si mangiano ottimi arancini, pizze e spaghetti alle sarde nei chioschi sul mare, El Pampero o il Sea’n Sun, oppure si pranza al Lido Azzurro, gestito da Corrado Leone e Ettore Battivelli, due amici tra i 50 e i 60, abbastanza disincanta­ti da non prendersel­a troppo se i clienti nell’anno del Covid tardano ad arrivare. Magari provvederà San Corrado, il beato piacentino protettore di Noto, il cui vero miracolo, secondo i due soci, si realizzò nel 1996 quando crollò la Cattedrale barocca, attirando finalmente sulla città l’attenzione del mondo: «È da allora che sono cominciati ad arrivare i turisti internazio­nali», sorridono, «prima venivano solo gli emigranti ospiti della zia o dei cugini, oggi c’è gente da tutto il mondo, ma Noto ha investito tutto sul centro e ha dimenticat­o il mare e il lido, dove gli arredi restano vecchi e poveri».

La sera qui rimane un deserto per famigliole a passeggio, per furgoncini che vendono panini ai würstel e porchetta (sic!), per giovani africani che offrono oggetti etnici. Corrado e Ettore sono uomini di mondo, durante l’anno viaggiano ovunque, ma in estate tornano e ricordano la passerella delle celebrità venute negli anni da queste parti a godersi il mare: Manuela Arcuri, Garko, i Fichi d’India, Abatantuon­o, Claudio Gentile…

«Ormai però di sera la vita è altrove: bisogna andare a Marzamemi, a Ortigia, ad Avola… Ma non siamo campanilis­ti. Noi diciamo a tutti: cercate il mare più bello, volete mangiare bene? Avola o Noto fa lo stesso, il paradiso è qui».

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L’attrice Sarah Jessica Parker in vacanza a Noto con le figlie due anni fa; a destra, Chiara Ferragni sulle scale della cattedrale di Noto; la spiaggia di Noto e Avola vista dall’alto
Vip al sole L’attrice Sarah Jessica Parker in vacanza a Noto con le figlie due anni fa; a destra, Chiara Ferragni sulle scale della cattedrale di Noto; la spiaggia di Noto e Avola vista dall’alto
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