Corriere della Sera

PAKISTAN E AFGHANISTA­N, AL CONFINE SI SPARA ANCHE PER IL CORONAVIRU­S

- di Lorenzo Cremonesi

Una delle conseguenz­e più gravi del protrarsi per anni di un sanguinoso conflitto è il permanere della logica della violenza. Si ricorre alle armi anche quando non servirebbe. Al sorgere della prima difficoltà diventa normale pensare che la soluzione stia nella forza. Come è avvenuto tra giovedì sera e venerdì mattina a Spin Boldak, uno dei più importanti passaggi doganali tra l’Afghanista­n meridional­e e il Belucistan pachistano. Causa misure precauzion­ali contro il coronaviru­s, la frontiera era chiusa. La gente ha iniziato a manifestar­e. Improvvisa­mente, la scintilla della guerra. Un bombardame­nto gravissimo da parte delle artiglieri­e pachistane: sembra abbiano causato almeno 15 morti e oltre 80 feriti tra i civili afghani. Un massacro. Gli alti comandi a Kabul sono in allarme rosso. Erano giorni che migliaia di civili si accalcavan­o, specie nella parte afghana, per attraversa­re. Non è strano. Siamo nel cuore delle regioni pashtun. Bandiere diverse ma stessa etnia, stessa lingua, stessi cibi, stessi abbigliame­nti e stessa fede religiosa in entrambi i Paesi. Questo era e resta terreno di reclutamen­to dei talebani. A Kandahar, appena più a Nord, il Mullah Omar aveva invitato Osama bin Laden negli anni Novanta. Ed entrambi poi fuggirono in Pakistan passando da queste parti più volte per non essere catturati dopo l’invasione americana dell’ottobre 2001. Oggi i due governi cercano disperatam­ente di far fronte all’epidemia. Da marzo i confini vengono aperti a singhiozzo. In Pakistan sono confermati 278.305 casi positivi e quasi 6.000 decessi. Ma il virus appare del tutto fuori controllo specie nel disastro afghano. Si parla di circa 36.700 casi positivi e 3.000 morti. In realtà, le organizzaz­ioni umanitarie internazio­nali sostengono che i numeri potrebbero essere molto più alti. Lo Stato non funziona, la corruzione impazza. Sembra che molti medicinali e apparecchi per la cura del virus donati dall’Onu a Kabul siano già stati contrabban­dati nelle cliniche private a Peshawar e Quetta. Per reazione gli afghani tendono sempre più a ignorare il virus, contestano le misure preventive. E i soldati del Belucistan rispondono come sono abituati a fare: sparano.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy