Chiusura in gloria
Si divertono i rossoneri, per Ibra gol e rigore fallito Il Cagliari congeda Zenga e chiama Di Francesco
Ancora una vittoria. Siamo alla numero 9 in 12 partite dal lockdown in poi. Sarà l’ultima. Ma solo perché il campionato finisce qui, con un sesto posto cristallizzato già lo scorso turno. L’impressione è che il Milan non si sarebbe fermato, che il suo sprint sarebbe continuato. In tutto dalla ripresa sono 30 punti e 35 gol: nessuno ha fatto meglio. Anche il Cagliari si è arreso alla regola del Diavolo. Ritmi diversi, qualità diverse, entusiasmi diversi. Non c’è stata partita. Dopo una decina di minuti Leao ha incanalato la serata con una giocata per niente banale: serpentina in area, sinistro sul palo, il povero Klavan è nel posto sbagliato al momento sbagliato e fa autogol. Il duello in sostanza è finito lì. I sardi hanno provato a metterla sul fisico, ma la palla l’hanno vista poco.
Un dato su tutti è l’inoperosità di Gigio Donnarumma: una sola parata, al 90’. Note sparse: una clamorosa rovesciata schiantatasi sulla traversa ancora con Leao, uscito poi per un dolore muscolare, un rigore parato da Cragno a Ibrahimovic, un gol sbagliato da Calhanoglu, il raddoppio di Zlatan nella ripresa con un destro terra aria, il 3-0 di Castillejo. Finale amarissimo per il Cagliari, che ripartirà da zero. L’ha detto il presidente Tommaso Giulini: «Zenga ha fatto i punti per la salvezza, ma ritrovarci tredicesimi non è soddisfacente. Non vi nego che Di Francesco potrebbe essere la nostra prima scelta». Più chiaro di così.
Per il Milan, invece, conclusa nel migliore dei modi questa stagione nella quale non si è fatto mancare niente, è già ora di ragionare sul futuro. Che è dietro l’angolo. Ora tre settimane di ferie, poi sarà già il momento del raduno, fissato per il 24 agosto. Sarà tutto molto rapido, tutto molto immediato. Una rivoluzione radicale, alla Rangnick, avrebbe avuto bisogno di tempo. Da qui la svolta su Pioli, che oggi come oggi sembra a tutti la soluzione più saggia. La volontà del club di puntare sulla continuità — Pioli in panchina, Ibrahimovic in campo, Maldini alla direzione tecnica — è chiaramente motivata dalla speranza di continuare a cavalcare l’onda dell’entusiasmo e dei risultati di quest’estate piena e formidabile.
Ma è evidente che qualcosa andrà sistemato, che qualche aggiunta andrà fatta. Magari non tanto in attacco («con Ibra la trattativa sarà difficile ma fa parte del progetto, con lui ci sentiamo a posto, abbiamo Rebic, Leao, ragazzi giovani che con Zlatan possono fare una crescita esponenziale, questa è la nostra idea» ha messo in chiaro Maldini), quanto in difesa e a centrocampo. Detto che Dida è molto vicino a diventare il nuovo preparatore dei portieri, Conti e Calabria non sono sicuri di restare: occhio a Aurier del Tottehnam, terzino destro di 28 anni. Anche in mezzo servirà qualcuno che dia una mano a Kessie e Bennacer.
Il d.s. Massara tratta da tempo col Benfica per Florentino, classe 1999. Perché un conto è correre due mesi, un conto una stagione intera, peraltro piena zeppa di gare, a partire dal triplo preliminare di Europa League: al via il 17 settembre. Il nuovo Diavolo non dovrà commettere l’errore di un anno fa, non può permetterselo: quella partenza horror, e ora ne abbiamo le prove, ha rovinato tutto.