Juve, distrazione finale con la Roma di Zaniolo La testa è alla Champions
Sconfitta e festa per la coppa del 9° scudetto di fila
Ci vuole un fisico bestiale per alzare la Coppa dello scudetto: perché è la nona volta di fila e chissà se qualcuno mai riuscirà a insidiare il record della Juventus di Andrea Agnelli. Ma anche perché questa Coppa sollevata da Maurizio Sarri, dopo una partita vissuta in tribuna finalmente con la sigaretta accesa, è piena zeppa di gol e pesa più del solito: con i tre subiti in rimonta dalla Roma (che per la prima volta fa punti allo Stadium), Madama raggiunge quota 43 reti subite in 38 gare (e 7 sconfitte), lasciando l’impressione di poter prendere gol in qualsiasi momento.
Non è certo una sensazione gradevole per chi aveva contato meno della metà dei gol (20) in due occasioni (una con Conte e una con Allegri) e deve assolutamente evitare spifferi contro il Lione, avanti 1-0 nell’ottavo di Champions: è chiaro che venerdì 7 allo Stadium sarà un’altra Juve, con De Ligt al posto di Rugani per cominciare, con Ronaldo in prima linea dopo il turno di riposo e Dybala ottimista per il recupero almeno in panchina, però l’inquietudine resta.
Non è detto che sia un male, per una squadra abituata a trovare risorse nervose supplementari nelle serate più importanti, però la Coppa, intesa come Champions, va maneggiata con estrema cura. Della serata di ieri, con tre Under 23 in campo, Sarri si tiene la facilità di corsa di Rabiot, il rientro di Demiral e la pericolosità in area di Higuain, che porta in vantaggio la Juve con una deviazione sottoporta, imbeccato da un bel tocco proprio di Rabiot dopo un corner di Bernardeschi.
La Roma gioca giovedì con il Siviglia in gara secca a Duisburg, e dopo 7 vittorie nelle ultime 8 gare si gode sempre di più le progressioni di Zaniolo (debordante nel 3-1 di Perotti) oltre al sorprendente debutto del 18enne Calafiori, esterno sinistro della scuderia di Raiola. Anche il pareggio giallorosso arriva su calcio d’angolo, con Kalinic che di testa approfitta della morbida marcatura a zona di Rugani. Il 2-1 su rigore di Perotti arriva dopo una giocata smaliziata proprio di Calafiori, che sbatte su Danilo in area.
Un palo di Ramsey e una parata non banale di Szczesny sempre su Perotti non cambiano forma e sostanza di una partita – l’ultima della carriera dell’arbitro Rocchi , commosso per l’applauso dei giocatori, un po’ meno per la schiuma spruzzatagli in testa da Cuadrado — che serve da sgambata finale in vista dell’Europa e soprattutto da riposo per la maggior parte dei titolari. Sarri spegne l’ennesima sigaretta e alza al cielo il suo primo trofeo professionistico in Italia: per gli almanacchi lo scudetto arriva con un punto sull’Inter, di «corto muso», come predicava Allegri, cultore delle analogie tra calcio e ippica. Che razza di cavallo sia davvero questa Juventus, lo si vedrà in Europa.