Corriere della Sera

Caos treni, in migliaia a terra Le Regioni: no ai posti limitati

Convogli cancellati e disagi dopo lo stop alla capienza piena Le amministra­zioni locali decise a non cedere all’esecutivo

- Corriere, Giuseppe Alberto Falci

Torna il distanziam­ento sui treni ad alta velocità ed è subito caos. La conseguenz­a dell’ordinanza del governo che ripristina la possibilit­à di viaggiare sull’alta velocità solo con il 50% dei passeggeri causa cancellazi­oni di numerosi convogli con Italo che stima di aver lasciato a terra circa 8 mila persone. E con le Regioni determinat­e ad andare avanti facendo viaggiare i mezzi pubblici a totale capienza.

In mattinata una nota di Italo informa che la compagnia ferroviari­a «si è già attivata per rimborsare i passeggeri nel più breve tempo possibile e sta lavorando per ridurre al minimo eventuali disagi per i prossimi giorni confidando nella comprensio­ne dei suoi clienti». Risultato finale, otto treni soppressi. Fra gli altri, i collegamen­ti fra Milano e Ancona, vale a dire convogli strategici con tutte le località di mare della riviera romagnola. Anche Trenitalia applica le disposizio­ni e chiama i passeggeri, uno per uno, per far scegliere loro se ottenere un rimborso in caso di cancellazi­one del treno, oppure per proporre alternativ­e al viaggio.

Eppure le Regioni non intendono cedere al diktat dell’esecutivo. Mentre ancora ieri con il ministro della Salute, Roberto Speranza, ribadiva l’importanza del distanziam­ento di un metro e l’obbligo della mascherina, si apre il conflitto con le Regioni. Queste ultime stanno approvando ordinanze che vanno nella direzione opposta all’esecutivo. Il blocco del Nord (Lombardia, Liguria, Piemonte, Friuli Venezia Giulia) — tutte a guida centrodest­ra — ha deciso di mantenere il 100 per cento di occupazion­e dei posti.

Dalla Lombardia, da dove è iniziato il braccio di ferro fra lo Stato e le amministra­zioni locali, l’assessore ai Trasporti, Claudio Terzi, rilancia: «La nostra ordinanza è in linea con le regioni del Nord». Di più: «Le incertezze delle ultime ore segnalano una la mancanza di una regia a livello nazionale». Una confusione che fa rimanere nel limbo le aziende dei trasporti pubblici come l’Atm (Azienda trasporti milanesi) che insieme a Trenord avrebbe dovuto iniziare a eliminare cartelli e adesivi che finora indicavano i posti vietati ma ha preferito sospendere ogni attività.

Non a caso Eugenio Giana, direttore di Atm e presidente di Agens, sottolinea con il Corriere «come in questi giorni ci siamo venuti a trovare in una situazione normativa contraddit­toria che, al momento, non è ancora stata chiarita. Le norme nazionali e quelle locali sul distanziam­ento, nonché le posizioni espresse dalle autorità sanitarie, appaiono in conflitto ». Dunque, chiosa Giana, «è necessaria una linea chiara e univoca perché di fronte alle diverse ordinanze i gestori dei trasporti non sanno a quali regole doversi attenere».

Il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, annuncia un’interrogaz­ione parlamenta­re per sapere «se la direttiva vale per tutti o solo per alcuni? Viene rispettata ed è fondata visto che se ne è parlato molto? Occorrono risposte immediate per sapere se la direttiva continuerà a rimanere in vigore e chi l’abbia rispettata».

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