Caos treni, in migliaia a terra Le Regioni: no ai posti limitati
Convogli cancellati e disagi dopo lo stop alla capienza piena Le amministrazioni locali decise a non cedere all’esecutivo
Torna il distanziamento sui treni ad alta velocità ed è subito caos. La conseguenza dell’ordinanza del governo che ripristina la possibilità di viaggiare sull’alta velocità solo con il 50% dei passeggeri causa cancellazioni di numerosi convogli con Italo che stima di aver lasciato a terra circa 8 mila persone. E con le Regioni determinate ad andare avanti facendo viaggiare i mezzi pubblici a totale capienza.
In mattinata una nota di Italo informa che la compagnia ferroviaria «si è già attivata per rimborsare i passeggeri nel più breve tempo possibile e sta lavorando per ridurre al minimo eventuali disagi per i prossimi giorni confidando nella comprensione dei suoi clienti». Risultato finale, otto treni soppressi. Fra gli altri, i collegamenti fra Milano e Ancona, vale a dire convogli strategici con tutte le località di mare della riviera romagnola. Anche Trenitalia applica le disposizioni e chiama i passeggeri, uno per uno, per far scegliere loro se ottenere un rimborso in caso di cancellazione del treno, oppure per proporre alternative al viaggio.
Eppure le Regioni non intendono cedere al diktat dell’esecutivo. Mentre ancora ieri con il ministro della Salute, Roberto Speranza, ribadiva l’importanza del distanziamento di un metro e l’obbligo della mascherina, si apre il conflitto con le Regioni. Queste ultime stanno approvando ordinanze che vanno nella direzione opposta all’esecutivo. Il blocco del Nord (Lombardia, Liguria, Piemonte, Friuli Venezia Giulia) — tutte a guida centrodestra — ha deciso di mantenere il 100 per cento di occupazione dei posti.
Dalla Lombardia, da dove è iniziato il braccio di ferro fra lo Stato e le amministrazioni locali, l’assessore ai Trasporti, Claudio Terzi, rilancia: «La nostra ordinanza è in linea con le regioni del Nord». Di più: «Le incertezze delle ultime ore segnalano una la mancanza di una regia a livello nazionale». Una confusione che fa rimanere nel limbo le aziende dei trasporti pubblici come l’Atm (Azienda trasporti milanesi) che insieme a Trenord avrebbe dovuto iniziare a eliminare cartelli e adesivi che finora indicavano i posti vietati ma ha preferito sospendere ogni attività.
Non a caso Eugenio Giana, direttore di Atm e presidente di Agens, sottolinea con il Corriere «come in questi giorni ci siamo venuti a trovare in una situazione normativa contraddittoria che, al momento, non è ancora stata chiarita. Le norme nazionali e quelle locali sul distanziamento, nonché le posizioni espresse dalle autorità sanitarie, appaiono in conflitto ». Dunque, chiosa Giana, «è necessaria una linea chiara e univoca perché di fronte alle diverse ordinanze i gestori dei trasporti non sanno a quali regole doversi attenere».
Il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, annuncia un’interrogazione parlamentare per sapere «se la direttiva vale per tutti o solo per alcuni? Viene rispettata ed è fondata visto che se ne è parlato molto? Occorrono risposte immediate per sapere se la direttiva continuerà a rimanere in vigore e chi l’abbia rispettata».