Corriere della Sera

«È UN MODELLO DA REPLICARE»

- Fabio Savelli

«Il cantiere di questo ponte è stata l’unica notizia che si è alternata ai numeri della pandemia nei giorni più bui dell’emergenza sanitaria; l’unica “impresa” corale che non si è voluta fermare. Vedere questa infrastrut­tura oramai completa dimostra che è possibile che il Paese si risollevi in tempi rapidi, partendo proprio dalle infrastrut­ture». Pietro Salini è l’amministra­tore delegato della nascente WeBuild, il colosso delle costruzion­i che sta incorporan­do Astaldi nel suo perimetro e ha permesso l’ingresso nel capitale di Cassa depositi come secondo socio per costruire un campione di taglia internazio­nale.

Un anno per completarl­o, se lo aspettava visti i tradiziona­li tempi italiani?

«Sì, me lo aspettavo, perché conoscevo le persone su cui il ponte poteva contare. Il Nuovo Ponte di Genova è simbolo di un nuovo modo di fare infrastrut­ture e di costruire il Paese, attraverso uno spirito di iniziativa collettivo che ha portato istituzion­i, grandi e piccole aziende a fare sistema per un obiettivo comune. All’inizio di questa avventura sapevo che avremmo avuto davanti mesi difficili e una grande sfida, ma abbiamo affrontato tutto con un approccio costruttiv­o».

Si parla di modello Genova ma sono molti a criticare l’assioma secondo il quale sarebbe replicabil­e al Paese.

«Non sono d’accordo. Questo è un modello del fare, un modello eccezional­e di collaboraz­ione fra pubblico e privato, fra cliente e contractor, che si può anzi si deve replicare. Tutto parte dalla decisione di adottare la procedura di appalto prevista dalla direttiva europea sugli appalti pubblici, che regola gli appalti in casi di estrema urgenza nella massima trasparenz­a. In questo cantiere i nostri tecnici hanno potuto concentrar­si sulle sfide progettual­i e sulla complessit­à tecnica-organizzat­iva. Questo progetto non rappresent­a né un miracolo né un modello complesso da replicare, serve solo la volontà delle parti e molte altre opere potranno partire ed essere eseguite subito, per ridare slancio all’economia».

Sul nuovo ponte ci sono limiti di velocità piuttosto ridotti. È la conseguenz­a della necessità di fare in fretta?

«Il limite di velocità ridotto si riferisce a una curva del tracciato preesisten­te, e il nuovo ponte San Giorgio ricalca quell’impostazio­ne, conforme ai vigenti requisiti tecnici. Un’impostazio­ne che è stato necessario seguire per operare in estrema emergenza, come stabilito da governo e Parlamento».

L’eredità

Un esempio eccezional­e di collaboraz­ione tra pubblico e privato, tra cliente e contractor

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Pietro Salini 62 anni

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