«QUI L’ITALIA SI È RISCATTATA» «È
stato un cantiere particolare. Un modello secondo noi esportabile anche su altre infrastrutture strategiche per il Paese. Non siamo mai stati semplici fornitori. Ma veri e propri partner di WeBuild e di Fincantieri. E abbiamo coinvolto maestranze e stabilimenti per ricucire questa ferita».
Ammetterà che c’era una ferita emotiva da risanare. Quel viadotto collassato in un giorno di agosto di due anni fa era ed è ancora uno schiaffo pesante all’immagine dell’Italia oltre che ad aver presentato un conto insostenibile in termini di vite umane.
«Concordo. Ma qui c’è stato un riscatto. E forse per una volta dovremmo dirlo anche a noi stessi e al mondo. L’Italia col ponte San Giorgio si è riabilitata. E noi che abbiamo una solida tradizione tricolore e ora siamo parte del gruppo tedesco Heidelberg lo sentiamo con più vigore. Le nostre maestranze, la nostra tecnologia, i nostri prodotti sono delle eccellenze mondiali». L’ingegnere Giuseppe Marchese è il consigliere delegato di Italcementi e Calcestruzzi.
Come avete contribuito?
«Ci era stato richiesto un calcestruzzo di qualità, rapido nella messa in opera, tenuto conto dei tempi di realizzazione, sostenibile, sicuro e durevole nel tempo. A queste caratteristiche tecniche si è aggiunto un aspetto estetico. Le pile di sostegno dovevano essere belle e da “abbracciare” perché faranno parte dell’ambientazione del parco urbano del Polcevera».
Tempi rispettati. Un unicum se guardiamo all’Italia non senza qualche polemica per le procedure di gara semplificate.
«Mi faccia dire che invece i controlli sono stati frequenti e costanti. Tutto è avvenuto seguendo la normativa Ue. Noi abbiamo collaborato con 70 persone tra tecnici specializzati, operatori di impianto e tecnologi dei materiali, prodotti 100% certificati lungo tutta la filiera, 6.000 analisi di laboratorio, 67.000 metri cubi di calcestruzzo, pari a 160.000 tonnellate, per la realizzazione delle fondamenta, delle pile che sostengono il ponte e della soletta su cui è stato poi steso il manto d’asfalto, due certificazioni internazionali per gli impianti di produzione fino a 100 automezzi al giorno impegnati nel trasporto dei materiali».
E ora qualche critica sui limiti di velocità.
«Mi faccia dire che era inevitabile considerato il progetto. Ma il ponte è un gioiello».
Uomini e mezzi
Abbiamo contribuito con 70 tecnici e prodotto 67.000 metri cubi di calcestruzzo