Corriere della Sera

«IL NOME DI CLAUDIA TATUATO SUL BRACCIO»

Egle ha perso la sorella e la famiglia di lei. «Il dolore ci ha uniti tutti»

- Di Giusi Fasano

Sul telefono di Claudia è rimasta l’ora dell’ultima chiamata: le 11, 35 minuti, 55 secondi del 14 agosto 2018, l’esatto momento in cui il Morandi è venuto giù. Claudia era con i figli avuti dal primo marito (Manuele, 16 anni, e Camilla, 12). Accanto a lei Andrea, l’uomo sposato 22 giorni prima, e poi Stella, la cagnolina di casa.

La ragazza dell’agenzia che aveva organizzat­o il viaggio di nozze dice che Claudia raccontava di posti incantevol­i visti assieme ai ragazzi negli Stati Uniti. Era allegra, spensierat­a. All’improvviso la linea è caduta. La ragazza non ha sentito urla, lamenti, rumori del crollo. Solo silenzio.

Sono morti tutti. Le loro vite sbriciolat­e assieme al ponte si sono portate via un bel po’ della vita di tante altre persone. Il padre di Manuele e Camilla, per esempio. Si chiama Marcello, da quel giorno è l’ombra di se stesso, perduto in un dolore senza rimedio...

Egle Possetti, la sorella maggiore di Claudia, ricorda che quando ha detto al suo vecchio padre che non c’era più niente in cui sperare «è stato come se gli avessero tolto di colpo tutto il sangue che aveva in corpo». Peggio ancora la chiamata con suo cognato Marcello: «Mi ha risposto con la voce squillante che

metteva allegria. “Ciao Egle, come va?”. Ha sentito il mio gelo e si è fatto serio. Gli ho detto “per favore non ti agitare ma non riusciamo a trovare Claudia e i ragazzi. Stavano andando al mare”. Ho sentito un urlo disumano. Continuava a urlare, a dire “non sapevo che dovessero andare al mare”. È un uomo fantastico, con Claudia era rimasto in ottimi rapporti e per noi sarà sempre uno di famiglia. Non scorderò mai quelle urla disperate».

Egle è la donna del dopo Morandi. Tutti la conoscono come portavoce dei familiari

● Egle Possetti, 55 anni, ha perso la sorella e la famiglia di lei. È portavoce del Comitato Familiari delle Vittime delle vittime. Attraverso il suo Comitato tiene assieme richieste, storie, esigenze e dolore di persone che piangono 22 dei 43 morti, e mai nessuno — lei per prima — che si fermi sulle sue emozioni.

La incontriam­o a Pinerolo, la città in cui vive e dove viveva anche Claudia, nel Torinese. Porta con sé un album di fotografie che le aveva regalato proprio Claudia. Nipotini, anni lontani, nonni, gite, matrimoni, compleanni... Egle ricorda tutto. «Quello assieme a loro è stato un tempo bellissimo», dice. E dopo due anni, anche se gli occhi si riempiono ancora troppo spesso di lacrime, prova a guardare oltre.

«Ci ho pensato in questi giorni e mi sono detta: sai che c’è? Voglio cominciare a notare le cose positive. Non sto parlando di felicità perché quella non c’è ma, per esempio, in questi due anni ho conosciuto tante persone di grande valore e spessore umano e profession­ale. Gente preziosa, che fa il suo lavoro con abnegazion­e, che mi fa sperare bene per il futuro e che mi ha fatto riacquista­re un po’ di fiducia, per quanto sembri paradossal­e la parola

La nostra sofferenza cambi un sistema di sicurezza che non ha funzionato

fiducia in questa tragedia». Se Egle deve immaginare il meglio per il suo domani pensa «alle nostre famiglie unite come lo sono ora. La mia, quella di Marcello, quella di Andrea, il nuovo marito di Claudia. E poi ho un’altra grande speranza: vorrei che tutti noi e il nostro dolore diventassi­mo granelli di sabbia per inceppare il meccanismo di un sistema di sicurezza che non ha funzionato. Che si cambi, finalmente, per il bene di tutti».

Sul nuovo ponte «se potrò non ci passerò mai» giura. «Non per disprezzo, sia chiaro. È che mi trema il cuore al solo pensiero. Un giorno ero ferma al rosso di un semaforo, su un ponte. Dall’altra parte è passato un tir che ha fatto sussultare tutto, sono scoppiata a piangere, non riuscivo più a guidare. Ho immaginato loro in quei momenti...»

Sul braccio sinistro Egle ha tatuati i nomi di Claudia, Camilla, Manuela e Andrea, non ha mai mancato la promessa fatta a suo padre: sempre fiori freschi sulla tomba della sorella e del marito. Sulla lapide c’è anche la foto dei ragazzi che però sono sepolti nella tomba di famiglia del padre. La loro collezione di pelouche — centinaia — in parte è finita a un’associazio­ne che aiuta i bambini negli ospedali. Camilla ne aveva uno anche quella mattina, recuperato dai vigili del fuoco e restituito al papà. Bagnato, impolverat­o, sporco, ma sapeva di vita. Della vita perduta di Camilla e degli altri. Alle e 11, 35 minuti, 55 secondi del 14 agosto 2018.

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Da destra, Claudia, i suoi due figli Camilla (12 anni) e Manuele (16), e Andrea, sposato 22 giorni prima del crollo
Insieme Da destra, Claudia, i suoi due figli Camilla (12 anni) e Manuele (16), e Andrea, sposato 22 giorni prima del crollo
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Chi è

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