Corriere della Sera

Perversion­i, fughe e maniaci d’amore: vanno in scena gli «Scampati» che sfidano il virus

- Paolo Fallai

Ametà strada tra Genova e il confine francese, Albenga non si accontenta del profumo delle sue erbe aromatiche, scommette sul teatro contempora­neo, la danza, lo spettacolo dal vivo. Lo fa con «Terreni creativi», il festival che da 11 anni anima, grazie alla compagnia Kronoteatr­o, l’estate di questa terra. «Con la voglia di guardare gli orizzonti più lontani, senza dimenticar­ci del nostro territorio», ripetono Maurizio Sguotti, Alex Nesti e Tommaso Bianco. L’hanno chiamato Scampati, giocando sul doppio significat­o di chi non si è arreso alle limitazion­i imposte dalla pandemia e sul dialetto ligure che a questa parola assegna il significat­o di divertimen­to. Ridotto a due giorni ma confermato nella sede splendida e irrituale di una serra, «Terreni creativi» è tornato a proporre l’irripetibi­le sguardo artistico sulla realtà Distanti e con mascherine, ma finalmente insieme, perché il teatro è condivisio­ne, vuole che ci si guardi in faccia, che l’artista si specchi negli spettatori e loro avvertano fatica, suono, movimenti. C’è troppa finzione nella nostra vita per rinunciare al teatro che ci aiuta a sopportare questa insopporta­bile realtà. L’ha ricordato Simona Bertozzi, portando ad Albenga «Porpora» , appunti d’azione coreografi­ca, su musiche di Brian Eno e Gustav Mahler, sulla disarmonia di quello che crediamo equilibrio. O Babilonia teatro che ha riproposto il suo «Calcinculo»: Enrico Castellani e Valeria Raimondi fotografan­o la giostra assurda del nostro oggi, le perversion­i e le sue fughe, «l’incapacità di immaginare un futuro». Non hanno perso un grammo di cattiveria e vivacità, mischiando canzoni e monologhi per scorticare il nostro finto presente. «Terreni creativi» ha presentato anche l’ultima produzione «Siede la terra» di e con Francesco d’Amore e Luciana Maniaci. La fertile intuizione dei «Maniaci d’amore» è una affilata provocazio­ne sul nostro senso di comunità, sulla condanna ad un provincial­ismo cieco e sordo: lo spettacolo ci porta in un paese immaginari­o Sciazzusaz­zu di Sopra, un ovunque dove quello che accade porta alla diffidenza, all’incomunica­bilità, all’ignoranza. Dove trionfa la pettegola, l’unica che può offrire la sua versione e imporla come verità. Un inno d’amore in forma d’ingiuria, lo definiscon­o. Insomma teatro, finalmente.

 ??  ?? Protagonis­ta Valeria Raimondi ha fondato nel 2005 Babilonia Teatri con Enrico Castellani. Hanno vinto due volte il premio Ubu
Protagonis­ta Valeria Raimondi ha fondato nel 2005 Babilonia Teatri con Enrico Castellani. Hanno vinto due volte il premio Ubu

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