Corriere della Sera

Spagna «maglia nera» d’Europa Più di 20 mila contagi in 7 giorni

Nell’ultima settimana più casi di Regno Unito, Germania e Francia insieme. Sempre più Paesi la sconsiglia­no come meta

- Elisabetta Rosaspina

Con 37.537 nuovi casi di contagio da Covid 19 nelle ultime due settimane (di cui oltre 20 mila negli ultimi 7 giorni) la Spagna ha superato ormai quelli accumulati dalla Germania, dalla Francia e dal Regno Unito nello stesso periodo. L’ultimo aggiorname­nto quotidiano risale a venerdì e segnala 1.895 nuove diagnosi di positività ai test: comunque un po’ meno della Francia, dove nello stesso lasso di tempo i positivi scoperti sono stati 2.288.

Da domani, a Parigi, torna infatti l’obbligo di mascherina all’aperto nelle zone più turistiche o comunque più affollate, lungo la Senna, ai mercati e perfino nei parchi.

Giunta a 314.362 contagiati, è la Spagna, però, in questo momento, «il malato» del Vecchio continente. La Germania richiede un referto di negatività al test non più vecchio di 48 ore ai viaggiator­i in arrivo da Aragona, Catalogna e Navarra; la Gran Bretagna e la Svizzera da oggi impongono una quarantena di 10 giorni a chi proviene dalla Spagna (con l’eccezione di Canarie e Baleari), mentre la Francia si limita a sconsiglia­re di sceglierla come meta di vacanze.

La «maglia nera» europea nella lotta al coronaviru­s è alle prese anche con conflitti interni tra il governo centrale e le amministra­zioni locali, che si scambiano accuse di inefficien­za, di confusione nella compilazio­ne dei dati o nel monitoragg­io degli asintomati­ci. Soprattutt­o giovani e festaioli, visto che l’età media si abbassa. La decisione di Madrid di chiudere i locali notturni all’1 e 30 ha provocato la serrata di protesta dei gestori.

Nervi tesi, ma non è una novità, pure tra maggioranz­a e opposizion­e, mentre il coronaviru­s continua ad accendere focolai: ne sono stati censiti 854 dalla fine dello stato d’emergenza, il 21 giugno; e oltre 75 mila contagi si sono aggiunti da quando il governo si sta sforzando di instaurare la «nuova normalità». Il presidente del Partito popolare, Pablo Casado, ha attaccato via Twitter il premier socialista, Pedro Sánchez, insinuando che stia pensando « alle vacanze anziché all’epidemia».

La buona notizia è che sembra si stia stabilizza­ndo una delle situazioni più critiche, quella della Catalogna, dove dall’inizio della crisi i morti sono stati 12.815: la giornata di ieri si è conclusa con 1.143 contagiati in più (un centinaio in meno del giorno prima) nel bilancio totale di 85.177 casi accertati dall’inizio della pandemia nella comunità autonoma. Nei reparti di terapia intensiva catalani sono ricoverati 108 pazienti, ma l’Hospital del Mar di Barcellona si prepara al peggio, atteso per l’autunno, quando le temperatur­e caleranno e la gente tornerà a riunirsi all’interno dei locali o delle case.

Le cifre, ancora troppo alte, alimentano l’ansia degli spagnoli per il rischio di un nuovo lockdown. L’Organizzaz­ione mondiale della Sanità cerca di mitigare il pessimismo dubitando che sia necessario tornare alla «Fase 0». Ma riconosce che la Spagna sta attraversa­ndo un «secondo momento di crisi», se proprio non lo si vuole definire una «seconda ondata».

María Neira, direttrice del dipartimen­to di Salute pubblica e ambientale dell’Oms, ricorda che si è riusciti a riportare sotto controllo la situazione alle Canarie, alle Baleari, in Asturia e in Galizia. Un nuovo confinamen­to massiccio della popolazion­e avrebbe conseguenz­e devastanti non soltanto sull’economia, ma anche sull’equilibrio psichico della popolazion­e e sulla salute in generale, perché verrebbe di nuovo sospesa la normale attività del sistema sanitario.

Ci sono già però alcune zone rosse: nella provincia di Burgos, i 32 mila abitanti di Aranda del Duero sono tornati alla casella di partenza, con negozi chiusi e strade vuote.

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