Corriere della Sera

Gentile signor Guadagnolo,

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Concordo su tutta la linea. Grandi sprechi nei decenni scorsi, opportunit­à che appaiono praterie per i prossimi mesi. Alcune Regioni, alcuni enti locali specializz­ati nell’arte del lamento e della richiesta dimentican­o i contributi non spesi, i fondi non richiesti, i progetti non realizzati. Ma andiamo avanti. L’Europa ci tende la mano, le risorse arriverann­o, il Paese ne ha bisogno. Ma possiamo scegliere la difesa oppure l’attacco. La difesa è l’approccio statico: salviamo il sistema produttivo così come è adesso, rammendiam­o qui e là il vestito, con una toppa o un adesivo, proviamo a riportare le lancette al momento pre-pandemia. L’attacco è la scelta più coraggiosa, ma è anche l’unica che abbia senso. Disegnare il nuovo invece che riparare il vecchio. E quindi investire sul futuro, sulla crescita: le idee innovative, le profession­i emergenti, le produzioni che hanno una prospettiv­a. Dal digitale all’ambiente, dalla cultura al turismo. Il famoso «scatto» del Paese che sogniamo da anni e che adesso si potrebbe realizzare. O tentare di realizzare. Il punto non è temere i controlli dell’Unione Europea. È la stessa Italia che dovrebbe «controllar­si»: spese definite, tempi certi, analisi dei costi. Una ventata di fiducia dopo la lunga depression­e. Caduti gli alibi dell’Europa «indifferen­te» e dei fondi «inesistent­i», c’è l’Italia di fronte a sé stessa. Ripartire adesso o piagnucola­re domani.

(Venanzio Postiglion­e)

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