Motivi della svolta 4
Dagli errori di Sarri alla scelta rivoluzionaria di Pirlo, che ricorda quella del Real con il primo Zidane
La ricerca dell’opposto
1.
PIRLO NUOVO allenatore della Juve rende anche più chiari i limiti che la società imputa a Sarri. Pirlo è l’opposto di Sarri. È stato un grande giocatore mentre Sarri non ha avuto storia. Pirlo è silenzioso, quasi incapace di avere un rapporto urlato sul campo. È un’operazione che assomiglia molto a quella del Real con il primo Zidane, ma non ho mai avuto l’impressione che Pirlo avesse quel genere di carisma. Sarri ha invece un carisma torrenziale ma più spicciolo. O sembra un mago e te ne innamori, o un fanatico che cerca gli aghi nei pagliai. Pirlo vede bene il pallone, ne conosce le possibilità come pochi. Non so quanto conosca gli uomini, quanto gli altri gli siano mai interessati. C’è nel mestiere del tecnico un fanatismo che in Pirlo non so trovare. Parla però la lingua dei giocatori, ha i loro difetti. Può funzionare. D’altra parte, l’Avvocato diceva sempre che i tecnici contano poco e non lo interessavano. «Tra Maradona e il Trap, lei chi prenderebbe?» chiedeva con quel suo slang arrotondato fino all’asprezza. Contano i giocatori. Vedremo quelli che saranno dati a Pirlo.
Il primo errore sullo yacht
2.
IL PRIMO ERRORE di Sarri fu andare sullo yacht di Ronaldo un anno fa a chiedergli come voleva giocare. Fu lui a presentarsi e non l’inverso, come è di regola. Quando gli dissi che era stato uno sbaglio erano i giorni di Natale, Sarri era ancora in testa e aveva passato i gironi di Champions. Mi disse che ci aveva pensato, non era sicuro di doverlo fare, ma era il primo atto ufficiale, non voleva cominciare con un no. Glielo aveva chiesto Paratici. Tradotto sul campo quell’errore fu doppio. Disse a tutta la squadra che nella valutazioni di tecnico e società c’erano due piani, Ronaldo e gli altri. Ronaldo ha fatto tutto il suo, la squadra meno. E ha fatto fatica ad aver fiducia in chi aveva fatto subito la scelta. L’abbandono è stato progressivo ma rapido. Conferma di poca personalità dei giocatori. A una Champions ci si prepara da soli, si gioca per se stessi, non per il tecnico. La Juve non ha saputo fare nemmeno questo.
Un disegno mai definitivo
3.
LA SQUADRA che ha cominciato il campionato un anno fa contro il Parma aveva De Sciglio, Bonucci, Chiellini, Alex Sandro; Khedira, Pjanic, Matuidi; Douglas Costa, Higuain, Ronaldo. Vinse uno a zero, gol di Chiellini che pochi minuti dopo lasciò il campionato. Di quei dieci giocatori contro il Lione hanno giocato in cinque. Uno di questi, Pjanic, è da un mese di un’altra squadra. Higuain la sta cercando, Bernardeschi è offerto a destra e sinistra, Bonucci è tornato quello del Milan. Non c’è stato un errore grosso, c’è stato un errore progressivo, generale. Ci sono stati poi tanti infortuni e un disegno tattico sempre in evoluzione fino a confondersi. Ma uno come Pjanic è uscito dal progetto molti mesi fa. Se la Juve è fatta di uomini, tutti si sono chiesti perché e quando poteva succedere a loro.
L’ossessione di nome CR7
4.
IL GIOCO DI SARRI è andato in crisi subito. Alla terza giornata aveva due punti di distacco dall’Inter. Paradossalmente le sue partite migliori la Juve le ha giocate contro l’Inter. Nelle altre, poche volte ha avuto cenni di Sarri. Il gioco collettivo è stato abbandonato presto e rimesso nelle mani dei solisti. Sarri era convinto che una mezzala dovesse coprire le spalle di Ronaldo, Alex Sandro la fascia di Ronaldo, che Higuain o Dybala dovessero fargli spazio in area e Bernardeschi come mezza punta proteggerne gli inserimenti. In queste condizioni non avrai mai una squadra, avrai dei sudditi. Sarri era ossessionato da Ronaldo. Forse vedeva in lui la sua realizzazione. Forse sentiva che la società voleva quella ossessione, molta era scritta nel contratto. Ma su Ronaldo si è fermata la costruzione della squadra.