Corriere della Sera

Viaggi e vacanze all’estero aumentano i focolai in Italia

Giovani positivi al rientro da Malta, Ibiza e Oriente

- Elisabetta Rosaspina

Impennata dei contagi. La mappa dei nuovi positivi è di- stribuita quasi ovunque lungo lo Stivale. Sono i focolai di Covid: si formano, vengono individuat­i e circoscrit­ti, si esauriscon­o. Tra i fattori di cui tener conto per questa situazione sempre più preoccupan­te c’è — soprattutt­o ma non solo — il rientro in Italia di vacanzieri dall’estero. E si tratta per la maggior parte di giovani che tornano da Malta, Ibiza e Oriente. Una situazione simile, anche nel resto d’Europa. Ieri, in Italia, i nuovi contagi sono stati 463, due i morti.

In Friuli Venezia Giulia almeno 5 positivi, sugli ultimi 7, si sono contagiati oltre confine

In Europa è l’ora della diffidenza. I Paesi che si consideran­o più salubri, o almeno un po’ più virtuosi, come la Norvegia, la Finlandia, la Grecia, il Portogallo e, per adesso, l’Italia, temono i contagi d’importazio­ne dagli Stati dove il coronaviru­s è ancora molto vivace.

Non soltanto Spagna e Francia. Il termometro sale anche a nord, verso il Belgio e il Lussemburg­o; e soprattutt­o a est sull’altra sponda dell’Adriatico, dopo che il virus è entrato in Italia dalla Croazia, infiltrand­osi in una comitiva di trenta ragazzi veneti. E al seguito di due diciottenn­i di Padova che avevano festeggiat­o la maturità all’isola di Pag all’insegna della spensierat­ezza. Risultato: tutti in quarantena e caccia aperta da parte delle unità sanitarie locali a quanti siano stati a distanza ravvicinat­a con il gruppo.

In Friuli Venezia Giulia almeno cinque positivi, sugli ultimi sette diagnostic­ati, sono «importator­i» da oltre confine. Al timore di nuovi focolai autoctoni si aggiunge insomma quello dei «vivai» viaggianti. La Croazia, con meno di seimila infettati dall’inizio dell’epidemia, e un bilancio ancora provvisori­o di 157 vittime, non è tra le zone più temibili. Dalla fine di luglio, i casi ancora attivi sembravano anzi in calo, ma sabato scorso il grafico ha segnato per la prima volta in dieci giorni un pur modesto +16.

Attraversa­re i confini nazionali, specialmen­te per turismo, richiede un continuo aggiorname­nto per districars­i tra autocertif­icazioni, referti d’esame, quarantene o veti improvvisi. Le rotte da e per i Balcani, dove quasi ovunque la curva della diffusione del virus è in netta risalita, sono percorsi a ostacoli. Porte ancora chiuse in Italia, almeno virtualmen­te, per i cittadini extra Ue provenient­i da Kossovo

e Serbia (dove il numero di contagiati ogni centomila abitanti nelle ultime due settimane è di 65,9) e dal Montenegro (163). Chiuse, salvo eccezioni, anche con la Bosnia (130), la Macedonia del Nord (88) e la Moldavia. Socchiuse, al momento, per chi arriva da Bulgaria (43) e Romania (93,9) a condizione che, subito dopo aver messo o rimesso piede in Italia, si sottoponga a isolamento fiduciario e sorveglian­za sanitaria.

A nord dell’Italia, in Lussemburg­o, i contagiati recenti sono relativame­nte pochi in cifre assolute (924) ma troppi in rapporto alla popolazion­e: 150 ogni centomila abitanti. In Belgio i casi negli ultimi 14 giorni sono quasi 7.000 (58,4): qui i morti dall’inizio dell’epidemia sono già quasi diecimila. Di fronte a un indice di letalità tra i più alti in Europa, le autorità belghe hanno affidato alla polizia il compito di far rispettare il distanziam­ento anche all’aperto; e due giorni fa sulla spiaggia di Blankenber­ge, non lontano da Bruges, decine di bagnanti si sono rivoltati contro gli agenti, brandendo gli ombrelloni. La spiaggia ieri è rimasta chiusa ai turisti giornalier­i per ordine della sindaca, Daphné Dumery.

Qualche problema di ordine pubblico si è posto anche in Francia, nel Parco nazionale delle Cevenne (Lozère) dove sabato sera un rave party con oltre 10 mila giovani ha occupato i pascoli e allarmato gli agricoltor­i, che hanno visto arrivare 4.000 auto cariche in poche ore, in barba al divieto di assembrame­nti e delle manifestaz­ioni di più di 5.000 persone. A Tenerife, la Guardia civil ha dovuto sgomberare una sessantina di persone accampate proprio per favorire la diffusione del Covid-19, nella convinzion­e forse di propiziare l’immunità di gregge. Unità appositame­nte costituite della polizia controllan­o in qualche località spagnola, come Saragozza (Aragona) o Fuengirola (Andalusia), il rispetto delle regole nei locali notturni.

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