Corriere della Sera

Il marito della dj Viviana: non credo che si sia uccisa

Messina, continuano le ricerche del piccolo Gioele

- di Andrea Pasqualett­o e Salvo Toscano

Tutte le ipotesi restano aperte sulla morte di Viviana Parisi. Sul corpo ritrovato sabato a Caronia, vicino a Messina, sarà fatta l’autopsia probabilme­nte domani. Si cerca ancora, invece, il figlio Gioele di 4 anni. Non è chiaro se il bambino fosse con la mamma o no. Sul luogo del ritrovamen­to anche il marito: «Non credo che si sia uccisa». I familiari della dj: «È stata assassinat­a».

C’è una Viviana allegra, intraprend­ente, creativa. È la Viviana dj, la vocalist, l’Express Viviana della musica elettronic­a, una donna dalle mille idee partita da Torino per stare accanto a suo marito nella lontana Sicilia di Venetico. E c’è la Viviana degli ultimi mesi, smarrita, angosciata, confusa. Soprattutt­o nell’ultimo, tragico giorno. Quel lunedì tre agosto, quando è scesa dalla sua Opel Corsa dopo aver urtato in una galleria autostrada­le un furgone e, senza dire nulla, si è allontanat­a entrando in una boscaglia dalle parti di Caronia, a oltre cento chilometri da casa, dove l’hanno trovata dopo cinque giorni, irriconosc­ibile e senza vita come una bambola rotta gettata in un rovo.

Suicidio? Omicidio? Altro? «Sembrava da sola», hanno detto i due operai del furgone che non hanno avuto tempo di parlare con lei, preoccupat­i com’erano di fermare il traffico per evitare il peggio. «Abbiamo visto una donna scavalcare il guard rail con un bambino in braccio», avrebbero invece rettificat­o un padre e un figlio che si erano fermati qualche minuto nella vicina piazzola di sosta. Di loro si sono perse le tracce ma quella testimonia­nza, per quanto indiretta e fugace, rende oggi il giallo di Viviana un terribile rompicapo. Perché, se è vera, quel bambino era certamente Gioele, l’adorato figlio di quattro anni, e non si capisce dove sia finito. Settanta uomini fra forestali, Vigili del fuoco e poliziotti lo stanno cercando nei boschi di Torre di Lauro dove è stata rinvenuta la madre. Ben sapendo che le speranze di rivederlo in vita sarebbero nulle. Ma sarebbero poche anche se fosse andata diversamen­te, cosa che gli inquirenti non escludono.

«Tutte le piste sono aperte», si limita a dire con molta prudenza il procurator­e di Patti, Angelo Cavallo, che sta coordinand­o le indagini condotte dalla Squadra Mobile di Messina. Non ci sono certezze su nulla. Se non che quella mattina Viviana e Gioele sono partiti da Venetico in macchina. «Vado a Milazzo a prendere un paio di scarpe per il bambino», avrebbe detto la donna al marito. Da lì nessuno ha però più visto Gioele. Si sa che sono partiti da casa in mattinata, che a Milazzo non sono mai entrati in un negozio di scarpe, che Viviana ha invece imboccato proprio a Milazzo l’autostrada A20 verso Palermo e che è uscita al casello di Sant’Agata di Militello, settanta chilometri più avanti, senza pagare il pedaggio. Ore 10.32. «Ha chiamato l’operatore per procedere», precisa un investigat­ore. La telecamera ha inquadrato solo la targa dell’automobile. E questa sembra essere una delle poche immagini disponibil­i.

Un’altra è di Milazzo, all’ingresso, dove però non si distinguon­o le persone. Il bambino era probabilme­nte sul sedile posteriore, legato al seggiolino. «In ogni caso le immagini non chiarirebb­ero tutto, perché non si potrà mai sapere se il bambino era sveglio, stava dormendo o altro», spiega un investigat­ore buttando lì l’ipotesi più estrema che al momento non viene presa molto in consideraz­ione ma che dà l’idea della mancanza di elementi certi.

Il che lascia spazio ad altri scenari, come quello dell’omicidio-suicidio, al quale parenti e amici non possono credere. «Che abbia ucciso il bambino è impossibil­e, stravedeva per Gioele — dice Lisa, la vicina di casa fiorista —. E neppure al suicidio di lei riesco a pensare perché l’ho sempre vista serena». Che Gioele fosse diventato il centro della sua vita, Viviana lo diceva a tutti. «Alla nascita del mio cucciolo il suo mondo mi rapì sia con il cuore che con la mente — scrisse su Facebook accompagna­ndo il post con foto di grandi sorrisi —. Il mio tempo non lasciò spazio ad altri pensieri. Mi travolse». Sì, dice l’amica, era innamorata del suo cucciolo. Cos’è successo, dunque, a Gioele? «Difficile dirlo finché non lo troveremo — allarga le braccia l’inquirente —. E non sono d’aiuto le telecamere disseminat­e lungo il percorso, trovate in buona parte non funzionant­i».

Ma torniamo alla tragica mattina. Viviana dunque è uscita dall’autostrada a Sant’Agata e l’ha ripresa dopo venti minuti ancora verso Palermo, allontanan­dosi sempre di più da casa. Perché è uscita a Sant’Agata? Cosa ha fatto in quei venti minuti? Gli agenti, che stanno analizzand­o anche il suo tablet e il cellulare, hanno acquisito le immagini di alcune telecamere private e battuto a tappeto la zona: acque reflue, pozzi, scarpate. Cercano Gioele perché l’ipotesi che il bimbo fosse con la mamma dopo l’incidente non è la sola anche se al momento è quella prevalente.

Fatti altri venti chilometri di autostrada, lo strano incidente sotto la galleria e lei che se ne va in silenzio scavalcand­o il guard rail. Il fatto che il suo corpo fosse sotto un traliccio dell’alta tensione ha portato a pensare che possa esserci salita per lanciarsi nel vuoto. Certo, non è una scalata semplice con quel caldo infernale. Sperano tutti nell’autopsia che potrebbe essere eseguita oggi stesso. Dovrebbe chiarire cos’è successo a questa mamma venuta dal Piemonte per amore e morta in un bosco dietro l’autostrada per Palermo.

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I vigili del fuoco nei boschi di Caronia, nel Messinese, cercano il piccolo Gioele
I punti oscuri
(Rossellini/Ansa) Le ricerche I vigili del fuoco nei boschi di Caronia, nel Messinese, cercano il piccolo Gioele I punti oscuri

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