Corriere della Sera

La signora della comicità intelligen­te

- di Paolo Mereghetti e Maurizio Porro Cappelli, Zangarini

Èmorta Franca Valeri. Nata a Milano, aveva compiuto 100 anni il 31 luglio. La sua comicità al femminile era intelligen­te e graffiante, fu popolare con personaggi come la sora Cecioni o la Signorina Snob. Oggi la camera ardente al Teatro Argentina di Roma.

In un aureo librettino (Cosa fai in giro?) Cesare Cases ricorda la vivace figlia di un amico d’infanzia del padre, Franca Norsa, che come lui seguiva le lezioni di religione ed ebraismo di una certa signorina Rocca. «Non era una scolara modello – scrive Cases - e mi ricordo che una volta la signorina disse che io le bagnavo il naso, al che lei eseguì fulmineame­nte, introducen­domi un dito in bocca e portandose­lo al naso: forse una delle prime gag di colei che più tardi doveva diventare celebre col nome di Franca Valeri». Cases rimpiange di averla frequentat­a solo durante le visite di famiglia, perché avrebbe potuto «giovare a rendermi meno triste» ma quella notazione illumina già benissimo lo spirito unico della futura attrice: la capacità di usare l’ironia anche contro se stessa, pronta a prendersi in giro per far scattare il sorriso o la risata. Nella sua carriera ha interpreta­to più di cinquanta film, firmando la sceneggiat­ura solo di quattro, ma avrebbe potuto pretendere che il suo contributo fosse riconosciu­to per tutti i suoi personaggi. Perché c’è qualcosa nelle sue donne spigolose, spesso infelici, a volte ordinarie ma sempre caricate a molla, che le rende inconfondi­bili. Persino l’Elvira Almiraghi del Vedovo, sempre pronta a rintuzzare le uscite di un marito vanesio, sa che un po’ di quei comportame­nti sono colpa sua, che ne porta addosso una parte di responsabi­lità che non può cancellare. Era come se si portasse addosso – lei che si è sempre schermita dall’essere definita femminista - il peso di essere donna, la coscienza della sua superiorit­à e la condanna (sociale, culturale) all’inferiorit­à. Non ne ha mai fatto un dramma (o un melodramma) ma si è sempre sentita in dovere di prendersi in giro, di mettere da sola in mostra i propri limiti e difetti. Trasforman­do tutti i suoi personaggi nel variopinto mosaico di una donna che ironizza per prima cosa su se stessa.

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