Corriere della Sera

I Grandi donano 250 milioni a Beirut «Ma non saranno gestiti dal governo»

Macron: «Distribuit­i dall’Onu alla popolazion­e» Disaccordo con Trump sull’inchiesta internazio­nale

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Giuseppe Sarcina

«Aiuti immediati», ma il governo del Libano si impegni ad «attuare le riforme tempestive chieste dalla popolazion­e». Il comunicato finale della Conferenza dei donatori fissa un impegno collettivo e adotta la posizione di Emmanuel Macron, promotore dell’iniziativa. Il presidente francese ha chiamato a raccolta l’Onu più una trentina di Paesi, tra Unione europea, mondo arabo e gli Stati Uniti. Secondo le stime servirebbe­ro almeno 70 milioni di euro per far fronte alla emergenza alimentare e sanitaria, la Conferenza ne ha già raccolti 250, stabilendo però un criterio politico: «Le risorse saranno gestite dalle Nazioni

Unite e dovranno andare direttamen­te alla popolazion­e libanese, con il massimo dell’efficacia e della trasparenz­a».

Sono le stesse parole pronunciat­e da Macron in apertura dei lavori. La Casa Bianca fa sapere che «gli Stati Uniti sono pronti e desiderosi di continuare ad aiutare la popolazion­e libanese». Donald Trump «invita i libanesi alla calma, pur riconoscen­do la legittimit­à delle proteste dei dimostrant­i pacifici che vogliono trasparenz­a, riforme e assunzione di responsabi­lità da parte del governo».

Macron e Trump divergono su un passaggio: il francese vorrebbe un’inchiesta internazio­nale indipenden­te per accertare la dinamica dello

spaventoso «incidente». Il leader americano pensa che l’istruttori­a debba rimanere nelle mani dell’esecutivo libanese, in caso assistito dall’intelligen­ce di Washington.

È una differenza che rimanda alle trame geopolitic­he sul Libano. Il governo di Hassan Diab ha deluso le attese delle cancelleri­e occidental­i. Fu formato nel gennaio del 2020 e in sette mesi ha portato il Paese al collasso economico, alimentand­o solo una famelica e capillare corruzione.

Negli ultimi 14 anni, gli Stati Uniti hanno versato circa 2 miliardi di dollari all’esercito libanese, considerat­o il garante del fragile equilibrio e l’argine al dilagare degli Hezbollah anche nelle istituzion­i. Le milizie del «Partito di Dio», alleate dell’Iran, sono entrate anche nella compagine governativ­a (Industria e Sanità).

miliardi

I dollari versati negli ultimi 14 anni dagli Usa all’esercito libanese, considerat­o un argine al dilagare degli Hezbollah

Già nel dicembre 2019 l’amministra­zione Trump aveva congelato forniture militari per un valore di 105 milioni. Ma in seguito aveva tolto il blocco, temendo che Beirut si sarebbe rivolta a Vladimir Putin.

In questi primi sei mesi del 2020, gli Usa hanno sostenuto il piano del Fondo Monetario Internazio­nale: pronti 10 miliardi per la ricostruzi­one del Libano, in cambio di incisive

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riforme economiche e amministra­tive. Non se n’è fatto niente. A luglio si sono interrotti i negoziati.

La politica di Trump, quindi, era già in imbarazzo prima dell’esplosione. Ora dovrà decidere se appoggiare il percorso indicato da Diab (elezioni a breve), oppure puntare «sulle legittime rimostranz­e» dei manifestan­ti.

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Macerie Donne davanti al porto distrutto di Beirut, cinque giorni dopo la terribile esplosione (Afp)
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