I Grandi donano 250 milioni a Beirut «Ma non saranno gestiti dal governo»
Macron: «Distribuiti dall’Onu alla popolazione» Disaccordo con Trump sull’inchiesta internazionale
«Aiuti immediati», ma il governo del Libano si impegni ad «attuare le riforme tempestive chieste dalla popolazione». Il comunicato finale della Conferenza dei donatori fissa un impegno collettivo e adotta la posizione di Emmanuel Macron, promotore dell’iniziativa. Il presidente francese ha chiamato a raccolta l’Onu più una trentina di Paesi, tra Unione europea, mondo arabo e gli Stati Uniti. Secondo le stime servirebbero almeno 70 milioni di euro per far fronte alla emergenza alimentare e sanitaria, la Conferenza ne ha già raccolti 250, stabilendo però un criterio politico: «Le risorse saranno gestite dalle Nazioni
Unite e dovranno andare direttamente alla popolazione libanese, con il massimo dell’efficacia e della trasparenza».
Sono le stesse parole pronunciate da Macron in apertura dei lavori. La Casa Bianca fa sapere che «gli Stati Uniti sono pronti e desiderosi di continuare ad aiutare la popolazione libanese». Donald Trump «invita i libanesi alla calma, pur riconoscendo la legittimità delle proteste dei dimostranti pacifici che vogliono trasparenza, riforme e assunzione di responsabilità da parte del governo».
Macron e Trump divergono su un passaggio: il francese vorrebbe un’inchiesta internazionale indipendente per accertare la dinamica dello
spaventoso «incidente». Il leader americano pensa che l’istruttoria debba rimanere nelle mani dell’esecutivo libanese, in caso assistito dall’intelligence di Washington.
È una differenza che rimanda alle trame geopolitiche sul Libano. Il governo di Hassan Diab ha deluso le attese delle cancellerie occidentali. Fu formato nel gennaio del 2020 e in sette mesi ha portato il Paese al collasso economico, alimentando solo una famelica e capillare corruzione.
Negli ultimi 14 anni, gli Stati Uniti hanno versato circa 2 miliardi di dollari all’esercito libanese, considerato il garante del fragile equilibrio e l’argine al dilagare degli Hezbollah anche nelle istituzioni. Le milizie del «Partito di Dio», alleate dell’Iran, sono entrate anche nella compagine governativa (Industria e Sanità).
miliardi
I dollari versati negli ultimi 14 anni dagli Usa all’esercito libanese, considerato un argine al dilagare degli Hezbollah
Già nel dicembre 2019 l’amministrazione Trump aveva congelato forniture militari per un valore di 105 milioni. Ma in seguito aveva tolto il blocco, temendo che Beirut si sarebbe rivolta a Vladimir Putin.
In questi primi sei mesi del 2020, gli Usa hanno sostenuto il piano del Fondo Monetario Internazionale: pronti 10 miliardi per la ricostruzione del Libano, in cambio di incisive
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riforme economiche e amministrative. Non se n’è fatto niente. A luglio si sono interrotti i negoziati.
La politica di Trump, quindi, era già in imbarazzo prima dell’esplosione. Ora dovrà decidere se appoggiare il percorso indicato da Diab (elezioni a breve), oppure puntare «sulle legittime rimostranze» dei manifestanti.