Dallapè, la compagna in piscina: «Volevamo una gara da madri»
Il racconto: il confronto durante la pandemia e la scelta
Francesca Dallapè, trentina, 34 anni, è l’altra metà della coppia agonistica. «Gareggiare a Tokyo da mamme era il nostro sogno. Per lanciare un messaggio positivo: anche con i figli, una donna non deve rinunciare al proprio lavoro, alle proprie passioni e ambizioni». E invece l’avventura si interrompe qui. «Durante la pandemia io e Tania ci siamo confrontate, abbiamo riflettuto a lungo — spiega Dallapè —. L’Olimpiade è stata rinviata e non è neppure certo che si farà l’anno prossimo. Troppe incertezze, sono nati i primi dubbi. Poi Tania è rimasta incinta...».
Anche Dallapè ha deciso di «fare un passo indietro», ma non smetterà subito completamente: «Farò ancora qualche gara nel singolo, in accordo con il mio gruppo sportivo dell’Esercito. Che voglio ringraziare, per la disponibilità, l’accortezza e il sostegno ricevuto fino ad oggi». Ma la nuova vita è dietro l’angolo: «Ho tante idee e progetti ma è ancora tutto in elaborazione».
S’immagina nel mondo dello sport: «Il mio ambiente è questo. Mi piacerebbe fare l’allenatrice, ma non mi precludo nessuna opportunità. Ci sono tanti giovani promettenti, anche per questo è giusto lasciare spazio alle nuove generazioni».
In questi momenti scorrono le immagini di una vita. «Ho iniziato a fare tuffi a sei anni, al primo corso di nuoto. Invece di stare in acqua continuavo a salire sul bordo e a buttarmi. L’allenatrice, Giuliana Aor, disse ai miei genitori che ero promettente. È ancora lei che mi allena».
Tanti successi e poi il sodalizio vincente con Tania Cagnotto. «Abbiamo lo stesso approccio. E poi tra noi c’è rispetto e stima. In questi anni io ho dato a lei e lei ha dato a me». Mai una lite? «Nei momenti negativi ci siamo sempre dette tutto onestamente, non ci siamo mai parlate dietro le spalle».
Otto ori consecutivi, la coppia più vincente di sempre a livello europeo. «Il momento più brutto? Londra 2012, eravamo favorite per una medaglia, e invece finimmo quarte. Un po’ dipese da noi, ma contò anche il voto dei giudici. È difficile affrontare un’ingiustizia, ma siamo andate avanti. Come si dice, chiusa una porta si apre un portone...».
Che si spalancò quattro anni dopo: «L’argento olimpico di Rio è il punto più alto della carriera. La ciliegina sulla torta». Metafora non casuale, lei che è appassionata di cucina. «Spesso leggo le ricette durante le gare, mi rilassa» confessa.
Dallapè è separata e madre di Ludovica, tre anni. «Se ho deciso di fare un passo indietro è anche per lei».