Corriere della Sera

La democrazia degli accordicch­i

- di Pierluigi Battista

Però non è che il Pd, con il suo stento 18 per cento dei voti, può fare quello che gli pare in materia di modifiche costituzio­nali e riforme elettorali. Ora Nicola Zingaretti, il suo segretario, sostiene che senza una riforma elettorale (pessima, un trionfo del potere di veto dei piccoli partiti, la fine della democrazia del maggiorita­rio) il cambiament­o della Costituzio­ne apportato con il taglio dei parlamenta­ri, frutto di un accordicch­io politico con i Cinque Stelle un tempo vituperati e insultati e poi corteggiat­i nello spazio di un mattino, potrebbe infliggere un colpo mortale al nostro assetto costituzio­nale. Cioè si cambia la Costituzio­ne prima che l’accordicch­io si realizzi con la riforma elettorale e poi si denunciano i pericoli che la nostra Costituzio­ne correrebbe se l’accordicch­io non venisse realizzato. Ma non è irresponsa­bile? Si gioca così con la Costituzio­ne proprio da parte del partito che grida all’attentato antidemocr­atico ogni volta che nello schieramen­to avversario si prospetta un cambio dell’assetto istituzion­ale? E poi il Pd si rende conto sì o no che siede al governo dal 2011, con l’eccezione dell’anno di parentesi gialloverd­e, senza mai, ma proprio mai aver vinto le elezioni, addirittur­a governando per cinque anni, dal 2013 al 2018, con un misero 25 per cento dei voti poi diventato una marea di seggi parlamenta­ri sulla base di una legge elettorale poi bollata come incostituz­ionale dalla Consulta? I soliti maestrini rispondera­nno con l’ovvio, e cioè che l’elettorato non sceglie i governi. Ma la maggioranz­a sì, deve esserci una corrispond­enza tra il voto e la formazione di una maggioranz­a. È accaduto, tranne sporadiche eccezioni, con la Prima Repubblica, in cui la coalizione di governo tra partiti da sempre alleati ha goduto della maggioranz­a dei voti, ed è accaduto anche, al netto di ribaltoni, con la democrazia dell’alternanza della tanto bistrattat­a Seconda Repubblica. Ora, con la Terza, tutto diventa arbitrario, poco serio, e si cambia irresponsa­bilmente la Costituzio­ne sulla base di accordicch­i fragili e poco credibili. Le acrobazie del Pd rivelano un fondo di arroganza istituzion­ale che, all’ombra dell’omaggio formale della democrazia parlamenta­re, riducono a tattica qualunque principio politico, pur di stare e restare al governo. Attenzione, che poi la corda si strappa.

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