La democrazia degli accordicchi
Però non è che il Pd, con il suo stento 18 per cento dei voti, può fare quello che gli pare in materia di modifiche costituzionali e riforme elettorali. Ora Nicola Zingaretti, il suo segretario, sostiene che senza una riforma elettorale (pessima, un trionfo del potere di veto dei piccoli partiti, la fine della democrazia del maggioritario) il cambiamento della Costituzione apportato con il taglio dei parlamentari, frutto di un accordicchio politico con i Cinque Stelle un tempo vituperati e insultati e poi corteggiati nello spazio di un mattino, potrebbe infliggere un colpo mortale al nostro assetto costituzionale. Cioè si cambia la Costituzione prima che l’accordicchio si realizzi con la riforma elettorale e poi si denunciano i pericoli che la nostra Costituzione correrebbe se l’accordicchio non venisse realizzato. Ma non è irresponsabile? Si gioca così con la Costituzione proprio da parte del partito che grida all’attentato antidemocratico ogni volta che nello schieramento avversario si prospetta un cambio dell’assetto istituzionale? E poi il Pd si rende conto sì o no che siede al governo dal 2011, con l’eccezione dell’anno di parentesi gialloverde, senza mai, ma proprio mai aver vinto le elezioni, addirittura governando per cinque anni, dal 2013 al 2018, con un misero 25 per cento dei voti poi diventato una marea di seggi parlamentari sulla base di una legge elettorale poi bollata come incostituzionale dalla Consulta? I soliti maestrini risponderanno con l’ovvio, e cioè che l’elettorato non sceglie i governi. Ma la maggioranza sì, deve esserci una corrispondenza tra il voto e la formazione di una maggioranza. È accaduto, tranne sporadiche eccezioni, con la Prima Repubblica, in cui la coalizione di governo tra partiti da sempre alleati ha goduto della maggioranza dei voti, ed è accaduto anche, al netto di ribaltoni, con la democrazia dell’alternanza della tanto bistrattata Seconda Repubblica. Ora, con la Terza, tutto diventa arbitrario, poco serio, e si cambia irresponsabilmente la Costituzione sulla base di accordicchi fragili e poco credibili. Le acrobazie del Pd rivelano un fondo di arroganza istituzionale che, all’ombra dell’omaggio formale della democrazia parlamentare, riducono a tattica qualunque principio politico, pur di stare e restare al governo. Attenzione, che poi la corda si strappa.