Seb e la Rossa Serve un finale più dignitoso
La Ferrari è una macchina infelice. Ormai lo sappiamo, abbiamo avuto ogni spiegazione in merito, il resto lo mostra il cronometro. Il fatto è che Leclerc, ogni domenica, tra critiche e pessimismi, porta a casa punti e risultati insperati. Quarto a Silverstone, dentro un guazzabuglio gommistico incomprensibile persino per lui. Due podi in cinque gare. Quarto nel Mondiale con 45 punti. Niente a che vedere con Vettel, a quota 10, quattro lunghezze più di Hulkenberg che ha disputato una sola gara. Seb non riesce a guidare come vuole e sa, ha cacciato in pista ieri un testacoda che ne ha ricordati altri, troppi, sparsi in questi anni. Sembra invecchiato di colpo, mostra una postura che dice tutto, le sue dichiarazioni sono all’insegna dell’amarezza e della polemica, come succede quando gli amori sono finiti e fare autocritica diventa impossibile. Soprattutto per un ragazzo che fatica a mettersi in discussione da sempre. Più Leclerc vola, più lui arretra (e viceversa). Con scarti ormai enormi. Al punto da far circolare ipotesi di chiusura anticipata del rapporto con la Ferrari. Citando il precedente, Alain Prost, cacciato da Maranello nel 1991 per una frase mal tradotta e strumentalizzata da una dirigenza stressatissima. Fu una mossa assurda allora, sarebbe un peccato chiuderla così ora e un errore che Binotto non vuol fare. Vettel ha l’obbligo di trovare stimoli e orgoglio, se non altro per rilanciare la propria immagine; il passato insegna che ogni sostituzione porta zero vantaggi, ammesso e non concesso sia disponibile un sostituto all’altezza. No, tocca al campione reagire e la Ferrari è pronta ad aiutarlo. Per necessità reciproca. E per rispetto a una storia che merita un capitolo finale ben più dignitoso.