La Milano-Sanremo e la brutta figura dei sindaci del Savonese
Ancora una volta Wout, sette giorni dopo. Wout Van Aert è riuscito a realizzare la medesima impresa fatta da Julian Alaphilippe nel 2019: vincere sia la Strade Bianche che la Milano-Sanremo. E vincere proprio su Julian Alaphilippe dopo una corsa bella e inedita, più piemontese che ligure, affascinante come sempre. Forse più di sempre.
Causa pandemia, la «classica di primavera» si è corsa in piena estate e il suo tradizionale carico simbolico (la fine dell’inverno, il passaggio dalla nebbia la sole, il Turchino come porta verso la Riviera…) è stato frettolosamente sostituito (niente male per me, visto che per la prima volta la corsa ha benedetto il borgo natio).
Andrea De Luca, nel corso della diretta su Rai2, ha fatto un discorso coraggioso, stigmatizzando il comportamento di alcuni sindaci del savonese che hanno impedito il passaggio della corsa sull’Aurelia (solo 5 comuni su 19 hanno dato parere positivo). Ha detto: avessero almeno espresso rammarico per l’accaduto e invece hanno celebrato lo stop come fosse una vittoria. Tra venti giorni da Nizza partirà il Tour de France e chiuderanno la Promenade des Anglais, senza tanti problemi. Vittoria di cosa? I sindaci di Loano, Ceriale, Alassio, Finale Ligure, Borgio Verezzi, Varazze
— tanto per citarne alcuni — hanno ribadito ancora una volta una caratteristica del Ponente: sembra che i turisti siano un fastidio, una rottura di scatole. Su YouTube da tempo gira uno strepitoso filmato che si chiama «Liguria. Non è un paese per turisti» (le immagini sono quelle di Non è un paese per vecchi dei fratelli Coen) che spiega meglio di ogni mia considerazione il rifiuto dei sindaci del savonese.
Mauro Vegni, direttore del Giro, si è detto giustamente deluso dal comportamento dei sindaci, ma non tutti i mali ecc. ecc. L’ascesa al Colle di Nava in futuro sarà sempre più spettacolare.