Sarraj sospende il ministro-rivale A Tripoli scatta la resa dei conti
La frammentazione politica e militare interna resta l’ostacolo maggiore a ogni tentativo di pacificazione in Libia. Questa la lettura più evidente della decisione del premier del governo di Accordo Nazionale a Tripoli sostenuto dall’Onu, Fayez Sarraj, di sospendere il ministro degli Interni, Fathi Bashagha, e sostituirlo col suo vice, Khalid Ahmad Mazen. Il passo riaccende le frizioni tra le milizie di Tripoli legate al premier e invece una parte di quelle di Misurata. Ne consegue l’indebolimento del fronte della Tripolitania, che pure resta garantito dagli aiuti militari che giungono dalla Turchia assieme all’invio dei mercenari siriani.
Formalmente Sarraj e il suo Consiglio Presidenziale accusano Bashagha e le sue milizie di essere responsabili della repressione delle proteste scoppiate dal 23 agosto nella capitale e in altre città dell’ovest contro la corruzione, la crisi economica ed il malgoverno. Gli slogan e le richieste delle piazze, che sembrano prive di leader riconosciuti e slegate dai gruppi di potere tradizionali, ricordano quelli recenti a Beirut e Bagdad. Sui social libici sono diffuse immagini di civili feriti e arrestati. Si parla anche di morti (sino a 22). Ma ciò non trova conferma tra gli ospedali locali e gli osservatori stranieri. Sarraj concede «72 ore di tempo» a Bashagha per presentarsi e sottoporti ad un’inchiesta. Questi, che era di ritorno da un incontro col ministro della Difesa turco, Hulusi Akar, ha preferito atterrare a Misurata, annunciando di poter accettare, ma solo «in modo pubblico». I suoi collaboratori propongono un dibattimento ripreso in tv.
In realtà, il braccio di ferro tra i due rivela tensioni profonde, che imbarazzano la stessa Turchia. La missione Onu in Libia fa appello alla calma, l’ambasciata americana invita alla cooperazione. Tutto ciò rischia di vanificare i lavori per l’avvio del dialogo tra Tripolitania e Cirenaica, che era parso decollare il 22 agosto con le dichiarazioni pubbliche di Sarraj e del presidente del parlamento di Tobruk, Aguila Saleh.