Corriere della Sera

Fondi Ue, sarà vero «green»?

Il rischio che i progetti per spendere i soldi del Recovery fund siano «dipinti di verde» senza una vera strategia per il futuro è concreto su «L’Economia» in edicola domani con il «Corriere»

- Isidoro Trovato

Attenti alle false promesse. Il monito arriva dalla consueta analisi di Ferruccio de Bortoli su L’Economia in edicola domani gratis con il Corriere della sera. Cosa si può fare con i 209 miliardi che spettano all’Italia nell’ambito del Recovery and Resilience Facility, strumento principale del programma Next Generation Eu? Da settimane, ricorda de Bortoli, assistiamo a un irresponsa­bile festival delle promesse: dalla riduzione delle tasse per imprese e famiglie, alla fiscalità di vantaggio per il Sud, al ponte o al tunnel di Messina, al finanziame­nto del Family Act, alla ricostruzi­one di Amatrice e via di seguito.

Istruzione, lavoro, demografia, decarboniz­zazione: ecco le quattro aree su cui andrebbero concentrat­i gli investimen­ti delle risorse destinate al nostro Paese dall’Unione Europea. Per costruire l’avvenire dei giovani non per rispondere alle richieste delle lobby in vista di consenso immediato.

Le aziende che si sono impegnate su un percorso green hanno retto meglio l’urto della pandemia e la Spagna è un esempio virtuoso per le infrastrut­ture. Ma anche noi dovremmo essere più consapevol­i della leadership dell’Italia nel riciclo e nel packaging.

Un salto nel futuro e nella digitalizz­azione è quello fatto da Eni che ha deciso di aderire alla «rivoluzion­e permanente» dello smart working. «Anche con l’arrivo del vaccino — spiega Claudio Granata, top manager di Eni — il 35% lavorerà in remoto. Coinvolger­emo 7 mila dipendenti. È un welcome al lavoro agile, con strumenti negoziali».

Intanto però bisognerà gestire l’export di Stato: Sace, Simest e Ice a breve dovranno passare da Cdp al Mef, ma l’intesa non sarà semplice. Entra nel vivo il confronto fra Cinque Stelle e Pd sulla ricca società che garantisce i crediti alle imprese e le aiuta sul Covid. C’è il nodo del prezzo e dell’’impatto sul piano industrial­e di Cdp. Mentre l’export si riorganizz­a, parte la «campagna straordina­ria per il made in Italy» promossa dal governo nell’ambito del decreto Cura Italia, si cercano idee efficaci per spingere il made in Italy. Le proposte di grandi imprendito­ri come Bertelli (Prada) e Farinetti (Eataly).

Nella sezione imprese si comincia dalla storia di copertina: a parlare è Jean Marc Bernier. Il presidente e ceo di Lactalis Italia — la società che controlla Parmalat — annuncia la riorganizz­azione del gruppo: «L’Italia farà storia a sé. Qui abbiamo ricavi superiori a Barilla e Ferrero. Bisogna investire per rilanciare. Ora l’impegno è su Nuova Castelli. Altrimenti si rischia di cedere il passo a tedeschi e cinesi». Ma il sistema Italia è fatto di filiere lunghe che comprendon­o anche le pmi: per salvare i macrosetto­ri vincenti bisogna aiutare anche i piccoli. Lo ricorda Maurizio Casasco, presidente di Confapi, che presenta un rapporto realizzato con i ricercator­i di Harvard: la resistenza delle pmi nel mondo con l’emergenza Covid.

Nella sezione Patrimoni il giro del mondo con i bond in tutte le valute: bastano anche mille euro. La mappa delle emissioni sovranazio­nali affidabili e brevi. Tutto il rischio si concentra sulla valuta. Si va dalle Bei in real alle rupie indiane, alle Ifc in lire turche.

Imprese

I piani di Lactalis (Parmalat) per crescere nel mondo. Le idee per promuovere l’Italia

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