Corriere della Sera

Gori: tamponi e diagnosi precoci ci faranno gestire l’aumento dei casi

- di Stefano Landi

Il confronto con lo tsunami sanitario vissuto in primavera inganna. Nelle ultime settimane, complice l’euforia estiva, assieme ai contagi sono tornati a crescere, seppur in modo lieve, i ricoveri. Andrea Gori, primario di Infettivol­ogia al Policlinic­o di Milano, come ogni giorno passa in analisi dati e bollettini.

Professore, ci dica subito un motivo per cui ci dobbiamo preoccupar­e e uno per restare tranquilli.

«Le vacanze hanno generato un aumento dei casi. Sono i giovani ad aver creato questa nuova mini onda di contagio. Possiamo rimanere tranquilli se loro capiranno quanto possono essere elemento di rischio, senza portare i focolai in casa».

Nelle ultime due settimane l’età della popolazion­e infettata è maggiore che ad agosto...

«Ma fortunatam­ente la media resta bassa rispetto alla prima ondata. La situazione è ancora molto ben gestibile e ben gestita».

Come possiamo contenere il numero dei ricoveri?

«La dimostrazi­one che in

Italia si sta facendo un buon lavoro è il numero dei tamponi sempre più alto che si processa ogni giorno. Il lavoro di tracing istantaneo è la vera arma del territorio. Se resteremo in grado di tracciare i nuovi casi e fare diagnosi precoci come adesso riusciremo con certezza a controllar­e l’epidemia».

È quello che non riesce ai vicini francesi?

«Un collega d’Oltralpe oggi mi raccontava il caso che sta vivendo. Sua moglie è contagiata, nessuno l’ha cercato per isolare i contatti vicini. Si è mosso da solo per il tampone. Da sei giorni aspetta l’esito. Così il contagio scappa via...».

In Lombardia, la regione travolta dall’epidemia in primavera, negli ultimi 10 giorni l’aumento dei ricoveri è contenuto: +5 in terapia intensiva, +40 negli altri reparti...

«Il ricovero è un’evoluzione del contagio, ma anche la dimostrazi­one di una falla sul territorio. Il giovane, che non ha sintomi o li ha lievi, va fermato prima che il suo contatto arrivi a categorie a rischio. I ragazzi sono quelli che hanno maggiori contatti sociali. Serve un’educazione culturale perché cresca il loro senso di responsabi­lità».

Torniamo agli scenari. Cosa ci possiamo aspettare con l’arrivo della stagione fredda?

«Nei mesi invernali i casi potranno aumentare. Ma la cosa importante è che questa crescita sia endemica e non epidemica. Così sarà assolutame­nte gestibile. Il lavoro sul territorio ci sta aiutando a filtrare i casi».

In primavera arrivavano tanti, gravi e tutti insieme.

«E così il sistema è crollato. Ma oggi quella lezione ce la portiamo dentro tutti. Gli ospedali hanno cambiato pelle e ora possono salvaguard­are le attività extra Covid, compreso il pregresso non smaltito durante la fase critica. Non aspettiamo di non avere più posti. Man mano che ci si avvicina a soglie diverse, sappiamo cosa riaprire e riorganizz­are, dal Pronto soccorso ai reparti più critici».

Il vantaggio quindi è l’esperienza acquisita?

«Abbiamo protocolli per tutto. E nei magazzini scorte di dispositiv­i. Poi gestiamo meglio le complicanz­e dell’infezione. Ricoveri precoci garantisco­no tempi di ricoveri minori, quindi degenze più brevi e più spazi all’interno degli ospedali».

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Esperto Andrea Gori, direttore Malattie infettive Policlinic­o di Milano

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