Corriere della Sera

La Spezia e il quartiere zona rossa «Troppi contagi, ora fanno paura»

Quasi mille infettati nelle ultime due settimane Sotto accusa i festeggiam­enti in strada per la Serie A

- Dal nostro inviato Marco Imarisio

L’unico suono è una voce registrata che parla nel vuoto. L’auto della Protezione civile attraversa un quartiere deserto per ricordare a gente tappata in casa che sono proibiti gli assembrame­nti, per dire a locali e ristoranti già chiusi che devono chiudere «tassativam­ente» entro la mezzanotte. In piazza Brin ogni finestra ha le tapparelle abbassate. In giro non c’è un’anima e un suono, e questo silenzio è un già vissuto che si sperava di evitare.

Anche oggi non è stata una buona giornata. Anche oggi, proprio come allora, gli spezzini sono rimasti appesi al notiziario delle 18. Per scoprire che sono stati registrati 88 nuovi casi di contagio, terzo peggior dato d’Italia dopo Napoli e Roma, che però hanno qualche milione di abitanti in più rispetto a una piccola città dove vivono solo 92.000 persone, quasi mille delle quali sono risultate positive al coronaviru­s nelle ultime due settimane. Un dato abnorme.

La Spezia sembra quasi una anticipazi­one del futuro prossimo, così come lo temiamo tutti, toccando ferro perché non accada. In un quartiere c’è di fatto il coprifuoco, imposto dal divieto di assembrame­nto. Nelle altre zone invece è un tranquillo venerdì sera. «Il Covid-19 non sa leggere il nome delle strade». «Tutta Spezia è zona rossa». I volantini sono in quattro lingue. Italiano, inglese, francese e soprattutt­o spagnolo. «Toda La Spezia es zona roja, basta de racismo». Nel quartiere Umbertino regna il silenzio, la protesta è affidata a fogli di carta bianca appesi ovunque. Poco distante, in centro, la vita scorre normale, non fosse che per i lampeggian­ti blu delle pattuglie, che vigilano su mascherine e distanziam­ento. «Forse il problema è proprio questo» sospira Filippo Ansaldi, direttore del dipartimen­to di prevenzion­e dell’Azienda sanitaria ligure. «Durante l’estate si è perso il concetto di rischio e sono aumentati i comportame­nti inadeguati, per altro in una delle città più vecchie d’Italia».

I medici possono accontenta­rsi del buon senso. Le istituzion­i hanno anche altre necessità, per giustifica­re la crescita del focolaio, ammesso che ce ne sia uno solo. Alla prima impennata dei contagi, siamo agli inizi di settembre, il sindaco Pierluigi Peracchini, indipenden­te di centrodest­ra, ex sindacalis­ta Cisl, punta il dito su un focolaio di importazio­ne. Tra il 15 e il 16 agosto in quel di Carrara si sarebbe tenuta una festa con «centinaia e centinaia» di cittadini dominicani. Nel quartiere Umbertirin­viando no di Spezia vivono e lavorano 2.659 persone che formano la più grande comunità italiana del piccolo Stato caraibico. Come fare 2+2. Tirata in ballo, la Asl della vicina città toscana spiega che si trattava di una riunione di due famiglie, mica era Woodstock, e comunica anche di aver comunque segnalato i nomi delle persone interessat­e alla Asl spezzina,

così la palla in Liguria.

Ad agosto si è parlato tanto di questa città proprio per ragioni calcistich­e. «Spezia promosso in serie A: polemiche per i tifosi senza freni e distanze». Un evento atteso da 114 anni, e compliment­i alla squadra. La festa in centro, autorizzat­a dal Comitato ordine e sicurezza della Prefettura dove è ben rappresent­ato anche il Comune, ha visto in strada quasi trentamila persone con tanti saluti al distanziam­ento. Atalanta-Valencia si giocò allo stadio di San Siro lo scorso 19 febbraio. Una partita memorabile, purtroppo in senso non solo sportivo.

«Nell’area in questione è impossibil­e assicurare adeguatame­nte il rispetto della distanza di sicurezza interperso­nale di 1 metro». L’ordinanza del Comune motiva anche così il divieto di assembrame­nti in un’area «a particolar­e criticità» dove però è comunque consentito il transito. L’Umbertino nacque nell’Ottocento per dare alloggio agli operai che lavoravano all’Arsenale. Ha un sistema ortogonale di vie che servivano al transito dei mezzi pesanti. «Quando va male, serve un capro espiatorio». Ana Ortiz è la rappresent­ante della comunità dominicana. «Il sindaco ha fatto la zona rossa, anche se non vuole chiamarla così, dicendo che noi “facciamo festa ogni sera”. Una bugia. Ma la festa più grande, quella per il calcio, l’ha organizzat­a lui. Basta vedere le date dell’aumento dei casi per capire che dopo quella notte si è andati in progressio­ne».

Regione e Comune respingono le accuse sostenendo che la metà dei nuovi casi riguarda quel quartiere. L’opposizion­e ribatte che è come mettere una lettera scarlatta su una singola zona, o tutti o nessuno. I commercian­ti dell’Umbertino, in maggioranz­a italiani, si sentono discrimina­ti ed espongono il lutto alle insegne. Non è un lockdown, non è una zona rossa, non c’è neppure un nome. C’è solo una città a compartime­nti stagni, con quartieri isolati e soggetti a regole severe, mentre tutto intorno si finge una normalità posticcia. Ci chiediamo sempre come sarà l’autunno che ci attende. Se Spezia è la risposta, forse era meglio non sapere.

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Uno dei cartelli (tradotti anche in inglese e spagnolo) comparsi per le strade del quartiere Umbertino, a La Spezia
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La protesta Uno dei cartelli (tradotti anche in inglese e spagnolo) comparsi per le strade del quartiere Umbertino, a La Spezia Le persone

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