La conferma del ministro Franceschini. Il magnate ucraino Boguslayev a luglio l’aveva rilevata per 25 milioni
L’Isola Gallinara torna a casa. E diventa pubblica. Lo Stato italiano è pronto a esercitare il diritto di prelazione dopo che le sette famiglie proprietarie avevano venduto l’unica vera isola della Liguria, il 17 luglio scorso, all’ucraino Olexandr Boguslayev.
Il ministro dei beni Culturali e del Turismo, Dario Franceschini, ha confermato al Corriere le indiscrezioni raccolte ieri in serata. La società monegasca di Boguslayev aveva sborsato complessivamente 25 milioni (compresi gli immobili), anche se la cifra non è mai stata ufficializzata.
All’indomani della notizia un fronte compatto di associazioni e politici (locali e non) si era attivato per sollecitare la prelazione ed evitare che alla scadenza del termine (7 ottobre) l’isola del ponente ligure, 1,5 chilometri al largo di Albenga e Alassio, rimanesse nelle mani del ricco figlio di Vyacheslav Boguslayev, 82 anni, alla guida in Ucraina di uno dei più grandi produttori mondiali di motori per aerei, missili ed elicotteri, la Motor Sich, storica fornitrice dell’aviazione russa.
L’ucraino aveva legittimamente acquistato l’isola. E oggi lo Stato italiano, che si è mosso in tutte le sue articolazioni, dal sindaco di Albenga in su fino al ministero, altrettanto legittimamente esercita il diritto ad acquistarla in prelazione (se il prezzo fosse 25 milioni ci costerebbe circa 40 centesimi a testa). Il momento del passaggio di proprietà era l’unica finestra possibile per sfruttare la clausola «di favore» per un bene classificato di interesse storico e naturalistico.
Negli ultimi 40 anni la Gallinara è appartenuta a famiglie liguri e piemontesi ma ha una storia che si perde nella notte dei tempi. Inaccessibile ai turisti, a forma di tartaruga, questa scheggia di Liguria in mezzo al mare, alta fino a 87 metri, lunga 470, larga 450, è stata rifugio di santi e di papa Alessandro III in fuga da Federico Barbarossa nel 1162. Sotto la protezione del Vaticano divenne sede di una potentissima abbazia benedettina che tra l’VIII e il XIV secolo ebbe possedimenti fino in Catalogna e Provenza. L’isola, un tempo lontano popolata da galline selvatiche come scrivevano Catone e Varrone («Gallinaria»), fu poi concessa in uso a famiglie e vescovi di Albenga, il territorio comunale di cui oggi fa parte. Finché a metà 800 la comprò il banchiere di Imperia Leonardo Gastaldi. Nella Seconda guerra mondiale si insediò un battaglione della Wehrmacht e nel 1960 con l’industriale genovese Riccardo Diana, arrivarono acqua, elettricità e una splendida villa in cima all’isola. Poi le famiglie liguri e piemontesi l’hanno gestita per 40 anni in un rapporto spesso conflittuale con autorità ed enti locali. Tra l’altro i costi di gestione erano elevatissimi e hanno creato problemi di bilancio alla società che gestiva la proprietà. Così l’ucraino col cash in mano ha avuto gioco facile. Ma alla fine (possiamo dirlo?) sono arrivati i nostri.