Corriere della Sera

«Rinuncio alle teorie di cui ero convinto Gli amici? Dileguati»

Bellomo e le accuse: non ho mai ricattato le ragazze

- di Virginia Piccolillo

Francesco Bellomo, da 24 ore non è più agli arresti domiciliar­i per l’inchiesta sulle aspiranti giudici costrette a minigonne, tacchi e obbedienza all’Agente Superiore, cioè lei. Contento?

«No. Sono libero, ma scontento».

Di che?

«Di tutto. Di come è andata».

Si riferisce alle vessazioni subite dalle allieve dei suoi corsi?

«Non ci sono state vessazioni. Mi riservo di raccontare i fatti quando tutto sarà finito».

Ma molto è emerso sul suo metodo: dal «dress code» succinto, alle imposizion­i di cieca obbedienza nei suoi confronti.

«Macché cieca. Un metodo si valuta dai risultati. E i miei erano brillantis­simi».

Alle borsiste prometteva la formula per superare il concorso. Erano tracce dei temi?

«Ma no. Men che meno le raccomanda­zioni. Era il mio metodo di studio di successo: guardi le graduatori­e».

Dopo tre anni non vede tutto con occhi diversi?

«Neanche la vita del Papa può essere immune da critiche».

Il Papa? La sua era un po’ lontana da quello stile. Studentess­e con cui intrattene­va relazioni, poi umiliate e pressate a inviare foto osé.

«La sfido a trovare una mia mail di richieste simili».

Al suo posto le chiedeva il pm Nalin. E le ragazze lamentano ricatti sessuali.

«I ricatti non esistono. Sempliceme­nte perché non potevo volere qualcosa che non avessi già».

Rancori?

«Delusione. Normale quando qualcuno su cui fai affidament­o ti tradisce».

Parla delle ragazze? O dei colleghi?

«Qualche studentess­a mi ha espresso solidariet­à. Ma per loro adesso è rischioso. Colleghi e amici si sono dileguati. Tipico. Chi viene esaltato per lungo tempo nel momento della caduta vede gli altri prendere le distanze».

Si è detto vittima di persecuzio­ne amorosa. Di chi?

«Mai detto. Semmai alcune relazioni amorose mostravano particolar­e intensità».

Persecuzio­ne giudiziari­a?

«Nemmeno. Ci possono essere sovrapposi­zioni di giudizi etici e sociologic­i. Ma la verità emergerà, come a Milano dove sono stato archiviato».

A Roma dovrà rispondere di minacce nei confronti del suo collega Giuseppe Conte.

«Nessuna minaccia».

Ha detto che scriverà un libro. C’e’ chi deve temere?

«Ne sto concludend­o tre giuridici e così credo di aver concluso ciò che c’era da dire sul diritto».

E il romanzo?

«Mi piace Carofiglio, che è stato mio maestro e amico, ma ora anche lui ha preso le distanze. Comunque la mia ambizione non è fare rivelazion­i. Chi è deluso non si vendica, se la tiene e riflette sulle cose umane».

Riflettend­o non trova qualcosa da non rifare più?

«Ho convinzion­i solide, ma solo uno stupido non prende atto degli eventi. E quindi ho rinunciato all’apparato teorico di cui ero convinto».

Rinuncia a ritenersi l’Agente Superiore che aveva potere persino sul fidanzato da scegliere?

«Elimino quei comportame­nti che hanno generato questa azione giudiziari­a. Ma sia chiaro, non è un’abiura».

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(Ansa) Ex giudice Francesco Bellomo, l’ex giudice barese del Consiglio di Stato, al suo arrivo (il 16 luglio scorso ) a palazzo di giustizia per l’interrogat­orio di garanzia
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