Il giudice: adesso Taormina può pignorare la casa di Cogne
La villetta di Cogne, quella del delitto, avrà un nuovo proprietario: l’avvocato Carlo Taormina, un tempo difensore di Annamaria Franzoni, oggi acerrimo nemico per via di una parcella di 270 mila euro non pagata. Il legale romano, non trovando altri beni aggredibili, aveva infatti chiesto al Tribunale il pignoramento proprio di quella casa, simbolo nazionale della cronaca nera e ancor oggi meta di turismo macabro. E il Tribunale gli ha dato ragione, respingendo la richiesta di sospensione avanzata dalla Franzoni. Condannata prima per l’omicidio del figlio Samuele e poi a risarcire il penalista, la donna è ora costretta a rinunciare alla casa nella quale viveva con il marito, Stefano Lorenzi, e il loro bambino. Due piani di pietra e legno sulle pendici di Montroz, sopra Cogne, in posizione panoramica, che sarebbero oggetto di desiderio per ogni amante della montagna se non fosse per la tragedia che nascondono. Lì il 30 gennaio del 2002 fu ucciso il piccolo Samuele, lì si scatenò una furia omicida, lì per anni si sono aggirati investigatori ed esperti a studiare le macchie di sangue che imbrattavano la camera da letto fin sul soffitto. Quella casa è stata immortalata da migliaia di riprese televisive che l’hanno trasformata in un’icona del crimine, capace di attirare morbose curiosità. Non sono pochi i turisti che la cercano per una foto. Nessuno però ci abiterebbe. Qualche anno fa i Franzoni avrebbero voluto venderla ma non trovarono acquirenti. E non per una questione di prezzo. Chissà cosa ne farà Taormina.