Al «Garage» delle idee dieci minuti (a testa) per riprogettare il mondo
Oggi in streaming su Corriere.it venticinque talk in un flusso ininterrotto di pensieri. Desiderio, mimetismo, polifonia: imparare a pensare il domani
Ri-generare contro: cioè generare nuovamente ma diversamente, andando in senso contrario. Re-generare. «Che rigenerazione è questa che vedo, se ci fa solo ripercorrere la strada precedente, insistendo sugli errori?», si chiede la filosofa Francesca Rigotti nel suo intervento a «Non basta un garage, ci vuole una visione», oggi in streaming su Corriere.it e sulle piattaforme social del quotidiano dalle 11 alle 13 e dalle 18 alle 20. Rigotti cita un verso del poeta tedesco Hölderlin, «dove c’è pericolo, cresce anche ciò che salva», per sostenere la difficoltà a cambiare strada, anche nell’emergenza, e la facilità, invece, di vivere la rigenerazione come duplicazione. La tecnica è pericolosa? I guai saranno riparati da un intervento tecnico superiore. Troppi rifiuti creano problemi? Risolviamo producendo ancora più rifiuti, tipo mascherine usa e getta a scuola. Il digitale sta facendo di noi essere acritici e capaci di usare sole le dita? La salvezza è: ancora più digitale. La mancanza di contatto umano ci ha resi isolati, solitari, intangibili? La risposta è il distanziamento, l’aumento delle distanze. Re-generare, per Rigotti, è invece mettere in guardia: impegnarsi a conoscere, invertire il senso, assumersene la responsabilità
L’intervento della filosofa mette bene a fuoco la complessità della ri-generazione (o re-generazione) e ciascuno dei 25 talk di «Garage» — di dieci minuti l’uno, senza soluzione di continuità, in un flusso di pensiero ad alta densità— ne esplorerà un lato, un frammento, darà delle coordinare che ciascuno potrà utilizzare come propria bussola per muoversi nel tempo complesso che ci attende.
Narrazione, cura, pensiero radicale, arcipelago, ponte, fragilità, natura, reciprocità, desiderio, mimetismo, empatia, immaginazione, progresso, liquidità, polifonia, libertà, giudizio, bellezza: sono alcune delle parole che i relatori di quest’anno — scrittrici e scrittori, filosofe e filosofi, donne e uomini di scienza e di tecnologia — metteranno a fuoco, ponendole al centro della propria riflessione.
«Oggi il futuro è debole, ha un rapporto troppo stretto con il presente», dice l’architetto Stefano Boeri, che invita a recuperare il «gusto del rischio», a pensare città che siano arcipelaghi, in un rapporto nuovo fra centro, periferia, provincia. Rigenerare le utopie, trovare una propria voce e un nuovo modo di abitare il presente/futuro, mettere in dialogo il fare e il contemplare, narrare e narrarsi con parole responsabili, concedersi un «tempo della cova», come dice Laura Campanello, che preluda alla ri-nascita, recuperare il buon senso contro la dittatura degli algoritmi, trovare una «grammatica rigenerativa» capace di affrontare la fatica di pensare il domani. «Il futuro è ciò che vogliamo, si tratta di farlo accadere», dice Cristina Parenti, voce di Edison, che ha sostenuto questo format del Tempo delle Donne fin dalla sua prima edizione, nel 2018. E di libertà di essere quello che si vuole, nella pagina e fuori, parleranno la scrittrice Teresa Ciabatti e Josephine Yole Signorelli, in arte FumettiBrutti. «Avevo imparato a odiarmi — dice Josephine — raccontare chi sono, anche in modo spietato, mi ha salvata».