Sfilate, ripartenza a metà
New York e Londra ancora in digitale, Milano e Parigi osano di più. Tom Ford: «Mi sentivo male, avevo voglia di scappare»
Campagne, boschi, praterie, prati: la moda ci prova a dare un senso al momento. E da New York a Londra (le più penalizzate di questa edizione di fashion week perché solo in bislacchi calendari digitali) il ritorno alla natura sembra essere la risposta giusta. La maggior parte dei video e delle performance andate in streaming sono state ambientate in luoghi all’aperto: suggestivi, senza dubbio. Ma la verità è che il profumo della moda, degli abiti, dei tessuti, dei colori, delle tendenze si perde, lasciando sempre un po’ delusi e perplessi sulla creatività. Vada per gli abitini «bucolici», le vesti botticelliane, le cappe e le gonne scampanate. Ma di davvero accattivante e nuovo c’è poco.
Forse è anche per questo che Tom Ford nel presentare la sua collezione senza scenari ma con immagini di look book sente l’esigenza di contestualizzare e spiegare. «Quando ho iniziato a lavorare su questa collezione, eravamo in piena emergenza Covid. E i disordini sociali riempivano le notizie ogni giorno.
Indossavo per settimane gli stessi jeans sporchi, maglietta e scarpe da ginnastica. Non uscivo di casa. Ero irritato quando avevo una riunione Zoom perché significava lavarmi i capelli e forse tagliare la barba. Il pensiero di disegnare una collezione mi sembrava frivolo in un momento in cui accadevano cose così inquietanti. I nostri negozi erano tutti chiusi e la moda stessa sembrava una stravaganza. Era difficile concentrarsi ed essere ispirati». La premessa. Poi le domande sul senso del vestire: «Perché farlo se non c’erano più l’ufficio, le feste, le cene. E i tacchi? Perché una donna avrebbe dovuto girare per casa con i platform o in gioiellata?». «Mi sentivo malato e poi avevo solo voglia di scappare». Poi la ripresa con le prime uscite e la voglia di un camicia pulita: «La luce alla fine del tunnel». Con una certezza: «La voglia di abiti che facessero sorridere e stare bene». Così parlò Tom Ford. Traduzione in capi di conseguenza: una collezione, per assurdo, più allegra, colorata e spensierata, tra fiori, fluo e animalier.
Oltreoceano riflette sul momento anche Riccardo Tisci che per Burberry sceglie — anche lui — il ritorno alla natura e ambienta negli sconfinati paesaggi britannici la performance in collab con l’artista Anne Imhof. «L’essere umano ha sempre avuto un profondo legame con la natura: ha imparato a rispettarla e a sfruttarla per poter garantire la propria sopravvivenza, rimanendo ogni volta esterrefatto davanti alla sua incredibile bellezza. Oggi più che mai ci siamo accorti di quanto è importante ristabilire questa connessione. In questa sfilata ho voluto celebrare l’antico legame». Tra sterpi e boschi e verde si «perdono» i nuovi trench over size, i coat, i parka, gli abiti popolati di strane creature.