Bulgari: fermarsi ha fatto bene
La collezione Barocko di alta gioielleria. Lucia Silvestri: «Lo stop ai viaggi ha favorito la creatività»
La riverenza verso un passato che ispira, ma da rileggere sotto una luce presente, perché diventi un pezzo unico per il futuro. Questo intreccio temporale, auspicato da Nicola Bulgari nelle pagine del volume Barocko. High Jewelry Collection, è la sintesi della nuova collezione di Alta Giolleria Bulgari Barocko che porta ancora la firma creativa di Lucia Silvestri.
Una collezione presentata a Roma, perché Bulgari è Roma, e Roma è il Barocco, uno stile «ricorrente della maison, opulento, fatto di volumi particolari e di coraggio nell’osare», spiega la direttrice creativa e responsabile acquisti. Questa volta a tenere insieme i pezzi ci sono le suggestioni delle cupole romane, come quella della Chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza, ma anche gli affreschi di Andrea Pozzo a Sant’Ignazio di Loyola e le geometrie degli Horti Farnesiani: la collana Cabochon Exuberance, uno dei pezzi di punta, è l’unione di pietre dai tagli e dai colori diversi, incorniciate da una struttura che ricorda quella che circonda gli storici orti sul Palatino.
In fondo per Bulgari è un ritorno a casa, e per sottolinearlo è stato scelto Palazzo Colonna come luogo dove svelare la collezione ai top client, alla stampa internazionale e alle celebrities, da Naomi Campbell a Matt Dillon: uno dei più grandi e antichi palazzi privati di Roma, la cui costruzione iniziò nel 14esimo secolo e durò per 5 secoli, radunando i più prestigiosi artisti dell’epoca, tra cui Gian Lorenzo Bernini e Carlo Fontana. Proprio nel giardino hanno sfilato i pezzi più iconici
Barocko, introdotti da un voiceover e con la musica dal vivo dell’orchestra dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia. Uno show introdotto dalla violinista Francesca Dego e concluso con il discorso del ceo Jean-Christophe Babin, che ha sottolineato la sontuosità della collezione e l’audacia del momento, con il primo show «fisico» dopo il virus. «Eppure credo che questo momento si sia rivelato come uno dei più creativi — spiega Lucia Silvestri —. Avendo smesso di viaggiare ho potuto interagire quotidianamente con gli artigiani, che prima vedevo ogni due settimane e ai quali sottoponevo richieste estreme: ho condiviso sui social video dei laboratori che hanno entusiasmato i giovani. Mi scrivevano per sapere come lavorare con noi: abbiamo assunto tre ragazzi durante il lockdown».
La ricerca della portabilità, per creare quello che Lucia Silvestri chiama «effetto seconda pelle» si è ancora più rafforzata. Il necklace Lady Arabesque in oro rosa con zaffiri, smeraldi, diamanti e tormaline Paraiba diventa flessibile, così come Festa, la collana con pavé di diamanti e pietre di rubellite e ametista, geometrica ma al tempo stesso duttile. Un omaggio al Barocco ma con un dna rock, sottolinea Lucia Silvestri, che immagina un’alta gioielleria meno popolata e ancora più esclusiva. «Credo che dobbiamo ripartire dalla bellezza e dalla qualità, rinunciando a un po’di quantità. Questa collezione è speciale perché meditata, realizzata con momenti di pausa inevitabili: è piena di suggestioni della mia città, che ho riscoperto vuota, con la Scalinata di Trinità dei Monti deserta che ho percorso con le lacrime agli occhi. Nonostante tutto, Roma è la certezza della bellezza».