PARIGI 2024 UN DISCUTIBILE «NO AI GIOCHI»
Una trentina di intellettuali francesi chiedono di annullare i Giochi di Parigi 2024, domandandosi se «lo Stato non abbia niente di meglio da fare che allinearsi a un ideale olimpico che è da tempo roso dall’affarismo, la corruzione, il doping endemico e la sua economia criminale». Pascal Bruckner, autore dell’ottimo saggio «Una breve eternità. Filosofia della longevità» da poco uscito anche in Italia per Guanda, si è unito all’ex ministro dell’Istruzione Luc Ferry, allo studioso del nuovo antisemitismo Pierre-André Taguieff, al grande biologo Jacques Testart e ad altri per esprimere tutta la sfiducia possibile nei confronti degli annunciati «Giochi verdi» che — ne sono certi — «provocheranno in realtà un inquinamento record e si trasformeranno come sempre in un incubo quotidiano per gli abitanti». Colpisce l’uso di argomenti — certo legittimi — riproposti in occasione di ogni evento di massa, di solito però da personalità legate a un’idea di decrescita molto lontana dal profilo di Bruckner e degli altri intellettuali che hanno firmato questo appello. Pronti di solito a criticare Greta Thunberg e i suoi lagnosi sostenitori, gli stessi nomi fanno proprie le preoccupazioni per l’ambiente e denunciano che «in questo periodo di crisi si lascia l’economia da casinò olimpico fare man bassa delle risorse dello Stato, già limitate». Ma, a parte che l’Olimpiade 2024 dovrebbe essere finanziata dai privati, molti parigini aspettano il 2024 e i Giochi come un momento — non solo psicologico — di definitiva ripartenza dopo il disastro economico dovuto all’epidemia. In queste stesse settimane si assiste semmai a una gara per aggiudicarsi le competizioni, una corsa alla quale partecipano pure Tahiti (per il surf) e la città di Lille, che spera di ospitare qualche prova di sport collettivi. Già tanti eventi programmati in questi giorni vengono annullati per il coronavirus; forse non è il momento di portarsi avanti fino al 2024.