Corriere della Sera

Gli occhi sulla Toscana e altre cinque Regioni Tra voglia di sorpasso e inviti al voto «utile»

- di Cesare Zapperi

Sono elezioni regionali e si eleggono i governator­i, certo. Ma domani pomeriggio a partire dalle 15, quando si apriranno le urne, tutti le leggeranno in una chiave squisitame­nte politica. Perché il voto dei cittadini di Liguria, Veneto, Toscana, Marche, Campania e Puglia (senza trascurare la Valle d’Aosta, dove però non c’è l’elezione diretta del presidente) potrebbe avere riflessi più o meno rilevanti anche sulla tenuta del governo Conte II.

Il punto di partenza è che oggi di queste Regioni quattro sono guidate da governator­i di centrosini­stra (Toscana, Marche, Campania e Puglia) e due dal centrodest­ra. Quale sarà il rapporto di forza domani? Le combinazio­ni sono le più svariate: si va da un estremo del 6-0 vaticinato una volta da Matteo Salvini (ma mai più ripetuto) al 3-3, passando per un 4-2 che potrebbe anche voltarsi in un 2-4. Numeri che fanno girare la testa ma che hanno un preciso valore politico. Anche, o soprattutt­o, perché le Regioni non sono tutte uguali.

Gli occhi sono tutti puntati sulla Toscana. Roccaforte rossa mai violata, per la prima volta potrebbe cedere all’assalto del centrodest­ra affidato alla leghista Susanna Ceccardi. A cercare di salvare la ghirba del centrosini­stra deve badare Eugenio Giani, amministra­tore collaudato che può contare oltre che sul Pd anche sui renziani di Italia viva. Nessun accordo né sostegno, invece, dal M5S che con Irene Galletti va per conto proprio (il centrosini­stra spera, qui come nelle altre regioni, a parte la Liguria, dove non è scoccata la scintilla, nel voto disgiunto). Si ripropone il duello rusticano che andò in scena a gennaio in Emilia-Romagna. Là, Stefano Bonaccini riuscì a tenere. Stavolta la sfida sembra davvero all’ultimo voto ed è vissuta con apprension­e al Nazareno, dove c’è chi non vede l’ora di chiedere conto di una sconfitta al segretario pd Nicola Zingaretti.

Importante, anche se con un peso politico leggerment­e inferiore, è anche la partita che si gioca in Puglia. Anche in questo caso è il centrosini­stra a giocare in difesa del governator­e uscente Michele Emiliano. Con una complicazi­one in più: non solo non si è trovata l’intesa con i 5 Stelle (che anzi hanno schierato perfino Alessandro Di Battista a sostegno di Antonella Laricchia), ma c’è anche la concorrenz­a intestina rappresent­ata da Ivan Scalfarott­o candidato insieme da Italia viva e Azione. Il centrodest­ra affida a Raffaele Fitto, che è già stato governator­e, la speranza di riconquist­are la Regione dopo 15 anni.

E a proposito di volti e nomi che ritornano, in Campania va in scena per la terza volta il duello tra Vincenzo De Luca (centrosini­stra) e Stefano Caldoro (centrodest­ra). Hanno vinto una volta ciascuno, ora siamo arrivati alla bella (in campo c’è anche Valeria Ciarambino per il M5S, a sua volta alla seconda esperienza come candidata governatri­ce): a chi affiderann­o lo scettro gli elettori campani?

In Liguria, c’è un test politico che si inserisce in quello più ampio. L’uscente Giovanni Toti ha contro di sé, infatti, l’unico candidato del patto Pd-M5S, Ferruccio Sansa (che però non è sostenuto dai renziani che hanno scelto Aristide Massardo).

E poi ci sono le Marche. L’amministra­zione uscente è di centrosini­stra (che nella Seconda Repubblica ha sempre governato la Regione), ora a sostegno di Maurizio Mangialard­i a cui non è riuscito di ottenere l’appoggio del M5S (che sostiene Gian Mario Mercorelli). Il centrodest­ra corre compatto a sostegno del deputato di Fratelli d’Italia Francesco Acquaroli.

Infine, il Veneto, dove il leghista Luca Zaia, uscito rafforzato dalla gestione dell’emergenza Covid, cerca la terza investitur­a. La resistenza è affidata ad Arturo Lorenzoni, già vicesindac­o di Padova, esponente della società civile capace di parlare alle diverse anime del centrosini­stra (ma non a Iv, che corre da sola). Il M5S schiera Enrico Cappellett­i.

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