Corriere della Sera

Spadafora: «Nessun liberi tutti Presto le regole per gli altri sport»

Decisivo il vertice tra governator­i e ministri, dal 7 ottobre la riapertura sarà progressiv­a e riguarderà anche le discipline al chiuso

- Alessandro Trocino

Un vertice d’emergenza, per provare a recuperare sulle Regioni che erano in fuga sulla fascia. E poi la decisione di riaprire, con prudenza, gli stadi italiani.

Ministro Vincenzo Spadafora, il Veneto e la Lombardia avevano deciso, dopo l’Emilia Romagna, la riapertura degli stadi. È stata una decisione giusta o vi ha colto di sorpresa?

«L’apertura a mille spettatori per eventi singoli era già prevista dall’equiparazi­one dello sport agli eventi culturali. Non era prevista per le partite di campionato, consideran­do anche che mille è un numero simbolico, ma a fronte della decisione di alcune Regioni abbiamo con i colleghi Speranza e Boccia avanzato l’idea di aprire su tutta Italia, per equità sportiva e come sperimenta­zione in vista del prossimo decreto della presidenza del Consiglio. Nei prossimi giorni daremo una linea anche per serie B e Lega Pro».

Ma il Cts non aveva rinviato ad ottobre l’apertura degli stadi?

«Sì, intendendo per riapertura quella proposta dalla Figc, ovvero una percentual­e significat­iva sulla capienza reale degli stadi. Stiamo parlando di altri numeri, che spero si possano consentire da ottobre dopo l’analisi delle curve post riapertura scuole. Deve essere chiaro che non c’è nessun liberi tutti, la situazione epidemiolo­gica europea non consente passi falsi. Abbiamo un obiettivo chiaro: consentire la partecipaz­ione del pubblico per tutti gli sport e per tutte le categorie attraverso un protocollo unico che abbia come criterio quello della percentual­e degli impianti».

Non c’è stato un eccessivo ritardo nel consentire l’accesso agli stadi? In fondo, i cinema sono aperti ed è stata necessaria l’ordinanza veneta.

«Continuiam­o a muoverci con la stessa cautela che ci ha consentito di chiudere la scorsa stagione e ripartire ora in sicurezza. Rivendico la prudenza, e nel confronto con gli altri Paesi europei possiamo dire di esserci mossi bene».

Il governo è stato tiepido con Bonaccini, un atteggiame­nto molto diverso rispetto ai presidenti della Sardegna e del Piemonte, di cui si sono impugnate le ordinanze. Due pesi e due misure?

«L’ordinanza di Bonaccini si muoveva all’interno dei numeri previsti dal Dpcm: 1000 all’aperto e 200 al chiuso. Onestament­e una soluzione ragionevol­e, tanto che l’abbiamo allargata per tutti».

La Lega calcio chiede chiarezza e dice che «il caos regna ancora sovrano».

«La linea condivisa è stata quella di ragionare sulla riapertura ad ottobre. La mia attenzione è stata costante e continua per il calcio e per tutti gli sport».

Mancanza di dialogo, dice la Lega. Non vi siete sentiti?

«Penso ci incontrere­mo nei prossimi giorni, ma il mio primo interlocut­ore è il presidente della Federazion­e Gravina, con cui il dialogo è costante. Ricordo ad esempio la norma sul corridoio per i calciatori stranieri, senza la quale il campionato non sarebbe ripartito, o la richiesta di diminuire la frequenza dei tamponi che abbiamo portato con forza al Cts e che penso potrà essere accolta».

Il caso sportivo è un altro fai-da-te delle Regioni e un altro caso di conflitto StatoRegio­ni. Come si può rimediare?

«I presidenti delle Regioni hanno margini di intervento, come è giusto che sia. Ciò che riguarda tutto il Paese è bene che sia condiviso, e in questo caso lo abbiamo fatto nell’arco di poche ore, anche grazie al fondamenta­le lavoro di coordiname­nto del ministro Boccia. Più che di conflitto parlerei di cooperazio­ne».

Da quando gli eventi sportivi non saranno più a porte chiuse?

«Speriamo, con numeri e regole ben precise, dal prossimo Dpcm, dal 7 ottobre».

Capienza massima mille e 700 al chiuso?

«Ragionerem­o su percentual­i di capienza, non su numeri assoluti».

Mascherina obbligator­ia? Niente striscioni e prenotazio­ne obbligator­ia?

«Vedremo col Cts le regole precise».

Gli altri sport saranno equiparati?

«Le regole varranno per tutte le discipline, come è giusto che sia. Lo ripeto sempre: lo sport non è solo il calcio, il calcio non è solo la serie A».

No ai conflitti

I governator­i hanno margini di intervento: ma più che conflitto parlerei di cooperazio­ne

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(Ansa, Getty Images) La misurazion­e della febbre davanti a San Siro prima dell’amichevole Inter-Pisa; gli spettatori distanziat­i che assistono al match e che stanno in fila all’ingresso
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