Corriere della Sera

Perché scherzo sul lockdown

Enrico Vanzina risponde alle polemiche «Sono i soliti codardi dietro profili falsi In ballo non c’è soltanto il mio film ma il diritto di esistere della commedia»

- di Candida Morvillo

Il regista: «Volevo dare un messaggio di speranza, tanti cinema sul lastrico»

Enrico Vanzina, si aspettava tante polemiche per il suo «Lockdown all’italiana»? «Ho un’età in cui posso sorridere delle critiche, noto, però, che chi spara sentenze parla di un film che va nelle sale il 15 ottobre e che nessuno ha ancora visto. Si sta dando la grancassa a pochi signori codardi dietro profili falsi, mentre il tema vero è il diritto alla commedia, che è sacrosanto. Queste non sono polemiche su di me, ma sul diritto di esistere della commedia».

Quindi che cosa risponde a quelli che dicono che non si scherza su una tragedia che ha fatto 35 mila morti?

«Ma niente… Hanno risposto già grandi firme, incluso Massimo Gramellini sul Corriere della Sera, spiegando che si tratta di una commedia sulla convivenza forzata, non di un film con le infermiere scosciate inseguite da erotomani asintomati­ci. Io, per ragioni anagrafich­e e familiari, essendo anche figlio di Steno, sono fiero di far parte della commedia all’italiana, che è un vanto del nostro Paese e che, anche sotto la cappa delle guerre e della fame, ha sempre raccontato personaggi umani che mantengono debolezze e miserie».

Ci sarà pure un limite. Il suo qual è?

«Il buon gusto. Per ogni cosa, bisogna vedere come la fai. Questo è un film buffo e spiritoso su tante situazioni paradossal­i da lockdown, ma soprattutt­o è un film rispettosi­ssimo e malinconic­o, che mette a fuoco con delicatezz­a i problemi che abbiamo vissuto. Il film, dopo i titoli di testa, inizia con una didascalia. Questa: “Bisognereb­be tentare di essere felici, non fosse altro che per dare l’esempio”. Firmato Jacques Prévert. Per dire che non è un cinepanett­one. Parola orribile che non mi appartiene».

Lei parla di delicatezz­a. I critici non hanno trovato delicata la locandina con Martina Stella in shorts sexy a favore d’inquadratu­ra.

«È in tenuta da ginnastica come tante giovani donne che in quarantena facevano palestra in casa. Quelle due coppie sul balcone sono la parodia esatta del nostro lockdown già circolata in tanti meme. C’è Ezio Greggio che fa smartworki­ng in giacca e con sotto i boxer, c’è Paola Minaccioni che si agita per paura delle distanze, c’è Ricky Memphis che innaffia le piante col sanificato­re. Si può dire che la locandina è brutta, ma non che il film non si doveva fare».

Guardando quell’immagine, alcuni hanno dedotto che sarà la solita storia della moglie rompiscato­le e della giovane bellona sexy. E giù commenti...

«Invece, l’idea è quella di due coppie che a inizio film scoprono un tradimento, cacciano il partner, ma si ritrovano a doverci convivere per forza. Sono cose successe davvero e sulle quali tanti hanno già ironizzato in abbondanza. Non capisco lo scandalo e lo dico con leggerezza: io non drammatizz­o mai nulla, figuriamoc­i certe questioni stupidamen­te ideologich­e».

Hanno scritto anche che, se fosse stato di Bergamo e non di Roma, avrebbe avuto meno da scherzare.

«Mattia Feltri, che è bergamasco, ha scritto un pezzo spiegando che la pensa come me. Se fosse vietato ridere sulle tragedie, non avremmo avuto Il grande dittatore di Charlie Chaplin, La grande guerra di Mario Monicelli. Io, due anni fa, ho avuto mio fratello Carlo morto nel giro di sei mesi, ho toccato la morte con mano, ho scritto un libro sul senso della morte. Le pare che proprio io possa scherzare sulla morte?».

Per mesi, abbiamo detto «la bellezza ci salverà», invece «una risata ci salverà»?

«Tutti abbiamo subito limitazion­i, tutti abbiamo riscoperto vecchi amici, le generazion­i si sono riavvicina­te, però, per una parte di popolazion­e, il lockdown ha amplificat­o certe piccole miserie. Di questo si parla. Io, con Medusa, mentre tanti chiacchier­avano, ho lavorato

«II cinema di genere ha saputo divertire anche sotto la cappa di guerra e fame»

«Girare a luglio durante l’emergenza non è stato facile. Ma sono fiero di aver lavorato»

e portato un film nei cinema che sono sul lastrico. Ho voluto offrire un messaggio positivo di ripartenza. Scrivere e organizzar­e un film chiuso in casa non è stato facilissim­o, girarlo a luglio con le nuove direttive Covid non è stato facilissim­o. Perciò è un film piccolissi­mo, però verissimo, come se fosse un grande film, un lavoro del quale vado molto fiero».

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Da destra, il regista Enrico Vanzina, 71 anni, con i protagonis­ti della sua ultima commedia: Paola Minaccioni, Martina Stella, Ricky Memphis, Ezio Greggio e Maria Luisa Jacobelli
Insieme Da destra, il regista Enrico Vanzina, 71 anni, con i protagonis­ti della sua ultima commedia: Paola Minaccioni, Martina Stella, Ricky Memphis, Ezio Greggio e Maria Luisa Jacobelli

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