Scoprire e liberare «Il piacere» è un atto d’amore e rispetto
Erotismo L’illustratrice spagnola Maria Hesse esplora in un libro (Solferino) la sessualità femminile. Tra le protagoniste Eve Ensler, Colette, Anaïs Nin
La frase che apre Il piacere, il nuovo libro (Solferino) di Maria Hesse, giovane illustratrice spagnola (Huelva, 1982), è una sintesi estrema, particolarmente azzeccata, del suo contenuto. L’autrice, che ha firmato due biografie illustrate dedicate a Frida Kahlo e David Bowie — tradotte da Solferino nel 2018 — cita l’attrice e star del musical Mae West (1893-1980) in un doppio senso di magistrale ironia: «Il sesso è come il bridge. Se non hai un buon partner, spera almeno in una buona mano».
È un libro su un argomento di cui non si parla spesso apertamente con la stessa tranquillità con cui si affronta qualsiasi altro tema, dalla politica alla chiusura delle scuole.
Sul piacere, sul sesso, sul corpo — regno delle barzellette da bar e di certi politici — si scherza soprattutto. Si esagera. Se ne parla soltanto riferendosi agli altri. Ma molto meno, per non dire mai, a sé, ai propri problemi e imbarazzi. Sono retaggi antichi, seppelliti sotto metri e metri di sensi di c0lpa, soprattutto di derivazione panreligiosa, che riguardano quasi unicamente l’universo femminile, come se l’altra metà del cielo non avesse diritto di parola (e di piacere). Hanno provato a rispondere senza i veli dell’ipocrisia, negli anni, ribellandosi, alcune donne coraggiose che sono chiamate a raccolta nel volume di Hesse, che — come sottolinea Lara Moreno nella prefazione — è tante cose insieme: un libro di storia, di mitologia, di anatomia, un diario segreto, ma «va letto soprattutto come un atto d’amore». E poi il piacere è «anche rispetto, parità» fra uomo e donna.
Compaiono le storie di signore che infransero le convenzioni sociali: Maria Maddalena, Simone de Beauvoir, Anaïs Nin, Mata Hari, Colette («la chiesa cattolica le negò il funerale religioso»), Eve Ensler («e i suoi Monologhi della vagina»).
Sfogliando il libro si sfiora con leggerezza la sensualità femminile, quella che si vuole letteralmente «spogliare» dai pregiudizi. Ogni cosa ha un nome: qui non si parla per metafore guardando per terra per la vergogna. Si usa l’arma dell’ironia semmai. Rivolgendosi a Dio e pensando ad Adamo ed Eva, si chiede: perché piantare un albero se non vuoi che se ne mangino i frutti?
Il racconto è contrappuntato dalle illustrazioni colorate e dal tratto piacevolmente naïf di Hesse, mentre fra le pagine, con qualche inserzione autobiografica, si parla di masturbazione, di orgasmi negati, di cinture di castità, di amore saffico, di non conoscenza del proprio corpo, dal quale si può trarre invece piacere.