Corriere della Sera

Più donne nei miei film

Muccino: «Voglio esplorare l’universo femminile Con qualche eccezione ho privilegia­to gli uomini»

- DAL NOSTRO INVIATO Valerio Cappelli

Gabriele Muccino e le donne. «Nella maturità, ho deciso di esplorare l’universo femminile, che è più complesso e la complessit­à è una sfida; un universo difficile da conoscere, l’altra parte della luna che non vedremo mai», dice il regista delle passioni che bucano la pancia.

Sulle donne dunque cosa sta preparando?

«Girerò due film (a parte la serie di Sky tratta dal mio film A casa tutti bene, che comincerò in marzo): uno è su tre sorelle, l’altro su una giovane ragazza che insegue i sogni e si fa portare via come una foglia dalla forza della vita, che mostra la sua faccia oscura. Con qualche eccezione, ho messo l’uomo al centro del mio cinema perché era il modo più semplice, per me, di raccontare una storia, è quello che porto dentro di me. Adesso indago sulle donne, che hanno un diverso approccio alla vita, una velocità di pensiero che noi uomini non avremo mai, devoti come siamo stati per milioni di anni alla caccia, alla protezione della tribù, o piuttosto protesi alle guerre. Le donne hanno sempre costruito l’impalcatur­a che teneva l’ordine o i disordini della tribù».

Nel cinema le antenne sul tema delle donne sono molto sensibili.

«Io penso che le donne che hanno avuto grande talento sono emerse, a partire da Leni Riefenstah­l, la regista di Hitler, che mi sembra esemplare per dire che anche nei peggiori regimi il talento femminile è stato riconosciu­to. Poi è ’ un dato di fatto che si scrivano pochi film su ruoli femminili. Gli uomini che raccontano bene le donne al cinema sono pochi, il più grande è stato Vittorio De Sica».

Il cinema è un ambiente maschilist­a?

«Francament­e, non credo. E’ il talento la vera discrimina­nte, non il sesso. Davanti al talento si piegano gli alberi, è successo con Jane Campion, con Kathryn Bigelow…».

E cosa pensa della decisione del Festival di Berlino che…

«Che ha deciso di unificare il premio ad attore e attrice?

Sta accadendo quello che in USA accade da qualche anno, si accontenta tutti, si smussano gli angoli , così crei una gabbia all’arte che, al contrario, dev’essere priva di paletti e vincoli. L’arte deve essere pura, la Storia è piena di artiste donne, e ci sono tante registe di talento. Nel cinema se ne parla molto, con una tendenza alla retorica. Questo tema è figlio del nostro tempo

Sul set Gabriele Muccino con Carolina Crescentin­i, tra le attrici di «A casa tutti bene». Dice il regista: «Indago sulle donne, un mondo difficile» che deve appunto accontenta­re tutti, siamo come in asilo dove i bambini chiedono la merenda e danno la stessa porzione a tutti. E’ un tempo che non ha il coraggio delle scelte».

Lei è a Portofino per Open your eyes, un cortometra­ggio in predicato di andare alla Festa del cinema di Roma.

«Sì, per il lancio del nuovo Yacht Magellano 25 del gruppo Azimut-Benetti di Giovanna Vitelli. E’ la prima volta che una barca (un mondo che non conoscevo dove trovi nell’ingegno italiano bellezza, accoglienz­a, tecnologia),viene presentata attraverso un filmato. Si è tornati al passato, quando tutti gli artisti lavoravano per un committent­e, Bernini o Mozart, per intrattene­re papi o imperatori. E’ una storia d’amore tra arte e nautica. C’è l’innamorame­nto di un fotografo per la sua bella editor, c’è l’avere il coraggio di esporsi e aspettare lei. La messinscen­a è stilosa, la storia è molto mucciniana. Gli attori sono Francesco Scianna e Mariana Falace».

Il suo rapporto col mare?

«Molto forte. Ho praticato windsurf da quando avevo 15 anni, ho cercato ovunque il vento più forte. Il mare l’ho conosciuto. Ho fatto parecchi naufragi col windsurf, alle Hawaii non vidi una raffica di vento e venni catapultat­o a tre chilometri dalla riva, mi uscì fuori la spalla, mi salvai rimettendo­la a posto con un dolore tremendo».

In Italia non c’è una tradizione di cortometra­ggi.

«E’ vero. A breve ci sarà un Festival su corti visti in verticale? E’ come vedere il mondo con le prime macchine da presa, sono cose lontane da chi ha più di 16 anni, è una fruizione usa e getta. Il nostro sguardo resterà orizzontal­e».

Gabbia

I premi unici per attori e attrici? Una gabbia per l’arte che invece dovrebbe essere libera

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