Antonio Albanese: «Milano ti insegna l’ironia»
«Si dice sempre che a Milano c’è il pubblico vero, ed è proprio così»: a Fuoricinema, la rassegna di incontri con artisti e personalità del mondo del cinema, dello spettacolo, della cultura e dell’informazione (fino a questa sera nei giardini della Triennale a Milano) Antonio Albanese ha dialogato sull’essere interpreti oggi con il produttore cinematografico Lionello Cerri. Partendo proprio dal suo rapporto con il capoluogo lombardo che ha fatto da scenario ai suoi inizi: «Sono nato sul lago ma è Milano che mi ha fatto capire tante cose, mi ha abbracciato e mi ha aiutato a sviluppare la mia comicità. La Paolo Grassi mi ha dato la grande possibilità di cominciare. Ho iniziato con personaggi folli e avevo bisogno di un certo tipo di ironia che Milano ha. È una città sempre curiosa, va avanti e non è mai in ritardo». Il primo personaggio, Epifanio, nasce da uno spettacolo di Dario Manfredini fatto all’Out Off («Stranissimo, raccontava l’ingenuità»). Da lì sono arrivati gli altri, come Cetto La Qualunque e il Ministro della Paura: «Il Paese nel frattempo va avanti:mi piace raccontare quello che viviamo in questo momento e i miei personaggi nascono dallo sguardo che quotidianamente do a questa città». La comicità per Albanese è «una delle forme d’arte più assoluta». Purtroppo però in questo periodo l’Italia sta perdendo l’ironia: «È un segnale terribile: quando un Paese perde l’ironia perde energia. Noi italiani – che abbiamo inventato la commedia dell’arte – dobbiamo alimentarla quotidianamente, però abbiamo bisogno di punti di riferimento, di idee, che un po’ stanno mancando». Altra cosa da recuperare è il rapporto con il pubblico: «Sarà banale dirlo, ma hanno aperto le discoteche: forse speravano di uccidere il virus per soffocamento. Io aprirei tutti i teatri, con garbo e attenzione. Perché, come i cinema, sono un momento di aggregazione – anche distanziato –, come una cerimonia religiosa. Se vuoi realizzare delle cose diverse, per sorprendere, non puoi pensare di essere solo. Devi avere il pubblico, che dopo tutto questo tempo è anche più disposto a rischiare».