Corriere della Sera

Roglic va in tilt a un passo dal trionfo Baby Pogacar è il padrone del Tour

Tadej domina la cronometro: «Ero contento del secondo posto e ora mi ritrovo in giallo»

- Marco Bonarrigo

Dopo 3.476 chilometri pedalati senza far trasparire un’emozione o una smorfia di fatica sul viso, a velocità supersonic­a e nel rispetto dei piani di volo scritti dai suoi coach-strateghi e coordinati dalla più forte squadra degli ultimi decenni (Jumbo-Visma), ieri pomeriggio, a sei chilometri da una vittoria già scritta, il computer interno del cyborg sloveno Primoz Roglic è andato in tilt.

Dopo aver sostituito la bici da crono con quella da salita per il tratto finale della crono sulla Planche des Belles Filles, Cyborg Roglic, è tornato umano e ha capito che il Tour de

France gli sfuggiva di mano. Partito prima di lui, Tadej Pogacar, 22 anni domani, gli aveva già rosicchiat­o in pianura i 57” di ritardo in classifica e stava volando, letteralme­nte volando in salita. Una crono, quella del capitanino della Uae Emirates, dai valori sensaziona­li in un Tour già fuori dell’ordinario. Pogacar è arrivato sprintando, incredulo, Roglic sotto choc, stordito.

In 19 tappe non aveva mai perso il controllo della situazione, sempre un passo avanti al connaziona­le. L’ipotesi del sorpasso in classifica (con Roglic specialist­a delle crono) veniva pagata tra 12 e 16 volte la posta dai bookmaker. «Sogno, mi sento come se la mia testa stesse esplodendo. Ero contento del secondo posto e ora sono qui con la maglia gialla. Non so cosa dire, è incredibil­e. Mi spiace per Primoz» ha dichiarato Pogacar.

Erano 116 anni che il Tour non veniva vinto da un ragazzino così giovane (più giovane di Tadej solo Henri Cornet ma nel 1904), erano 31 (l’epico colpo di mano di Lemond su Fignon a Parigi) che la tappa conclusiva della Grande Boucle non aveva questa intensità. Pogacar oggi indosserà a Parigi la maglia gialla (primo sloveno ), quella bianca di miglior giovane e quella a pois di miglior scalatore (primo tris in assoluto), strappata proprio ieri a Carapaz. Si è preso tutto, incluse tre tappe.

Roglic era atterrato nel ciclismo dal trampolino del salto con gli sci, Pogacar è un talento nato per la bici. In sella a 11 anni, a 19 anni ha vinto il Tour de l’Avenir, a 20 tre tappe di montagna della Vuelta, il California e la Vuelta Valenciana con la maglia della Uae Emirates, il team dello svizzero Mauro Gianetti che si è reinventat­o manager dopo le disavventu­re farmacolog­iche della Saunier Duval (Riccò e soci) di un decennio fa.

Ma più che sul trionfo di Pogacar, ci si interroga sul clamoroso flop di Roglic, in giallo dalla nona tappa. Che qualcosa non funzionass­e nella Lotto-Visma lo si era capito dopo la tappa di La Roche-sur-Foron, quando il primo direttore sportivo Meerjin Zeeman era stato cacciato per insulti e minacce a un giudice durante un controllo antifrode sulla bici. Da allora l’atmosfera nel team è mutata. Ancora ieri il portavoce della squadra, Ard Bierens, spiegava infastidit­o che «il controllo ha distrutto la pedaliera e danneggiat­o il telaio della bici di Primoz», subito smentito dal presidente dell’Unione Ciclistica Lappartien­t, interpella­to dal Corriere della Sera: «Non c’è stato il minimo danno. Abbiamo video e foto che lo dimostrano e il team non ha mosso rilievi».

Quella di Pogacar non è stata l’unica sorpresa di ieri. Una super crono ha permesso al vecchio Richie Porte di salire (3°) per la prima volta sul podio di un grande giro e al nostro Damiano Caruso di agganciare il decimo posto. Oggi volatona finale a Parigi per un Tour che dovrà essere analizzato a fondo in tutti i suoi retroscena prima di venir consegnato alla storia.

Avrà 22 anni domani

Oggi la sfilata a Parigi, lo sloveno (22 anni domani) è il secondo più giovane vincitore

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Tadej Pogacar, 22 anni domani, vola verso la vittoria della tappa e del Tour. Qui sopra, Primoz Roglic, 30 anni, disperato: la crono gli è costata il Tour
(Ap, Afp) Opposti Tadej Pogacar, 22 anni domani, vola verso la vittoria della tappa e del Tour. Qui sopra, Primoz Roglic, 30 anni, disperato: la crono gli è costata il Tour
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