Corriere della Sera

Legge Navalny, come per Magnitskij Ma nel mondo nessuno è «giusto»

- di Sergio Romano

Un commentato­re del New

York Times propone che il Congresso degli Stati Uniti dedichi al caso Navalny (l’antagonist­a di Vladimir Putin, avvelenato in Siberia e curato oggi in un ospedale di Berlino) una legge simile a quella che fu approvata dal Parlamento americano e firmata dal presidente Barack Obama nel dicembre del 2012. La legge (Magnitskij Act in inglese) porta il nome di Sergej

Magnitskij, un avvocato russo specializz­ato in diritto fiscale che era stato picchiato a morte in un carcere moscovita dai compagni di cella sotto gli occhi complici dei suoi guardiani. Aveva denunciato una frode fiscale per milioni di dollari in cui erano coinvolte alcune personalit­à del regime, ma era stato a sua volta accusato dello stesso reato, incarcerat­o e lasciato nelle mani di alcuni picchiator­i di mestiere. Approvata grazie alle pressioni di personalit­à politiche soprattutt­o americane (fra cui il senatore McCain) che erano da tempo molto attive in una campagna contro la Russia di Putin, questa legge autorizzav­a il governo degli Stati Uniti a ricercare i responsabi­li della vicenda e a punirli con due divieti: di entrare nel territorio american0 e di operare nell’area del dollaro. Erano pene particolar­mente pesanti per chiunque volesse portare il proprio denaro all’estero.

Vi fu una indagine che terminò con un elenco di 18 «colpevoli»: funzionari del ministero russo degli Interni, giudici e procurator­i del sistema giudiziari­o russo, agenti dell’intelligen­ce, uomini d’affari molto attivi nelle relazioni economiche fra la Russia e gli Stati Uniti. Mosca reagì proibendo l’ingresso in Russia a un numero più o meno eguale di americani e negando ai cittadini degli Stati Uniti l’adozione di bambini russi. Questa seconda misura poté sembrare risibile a chi ignorava che da qualche anno, dopo la disintegra­zione della Unione Sovietica, era notevolmen­te aumentato in Ucraina e in Russia il numero delle adozioni straniere. Il fenomeno era verosimilm­ente provocato dall’aumento del disagio sociale nelle famiglie di un Paese che stava passando dalla economia di Stato alla economia di mercato; ma all’orgoglio ferito del Cremlino quelle adozioni sembrarono soprattutt­o una sgradevole interferen­za straniera e ricordaron­o forse un fenomeno degli anni Venti e Trenta quando le strade delle città sovietiche erano popolate da «ragazzi randagi» (in russo bezapornye) che rubavano, vendevano droga, si prostituiv­ano.

Esiste ora un libro pubblicato da Adelphi in cui questa tragica storia è raccontata da Luciano Mecacci. La legge Magnitskij piacque ad altri Paesi e fu considerat­a un utile strumento per misurare il rispetto dei diritti umani in altri Stati.

Vi fu persino qualcuno, nella Unione Europea, che la considerò un modello per un grande Magnitskij Act su scala mondiale; mentre la presidente della Commission­e europea, in un recente discorso al Parlamento di Strasburgo, ha annunciato la presentazi­one di un progetto. Lo leggeremo, ma temo che un Magnitskij Act europeo dividerebb­e la società internazio­nale fra giudici e imputati e servirebbe per fare p0litiche ostili contro altri Stati in un mondo in cui nessuno ha il diritto di autoprocla­marsi giusto.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy