Corriere della Sera

ACCADEMICI, MA AL LIMITE DELLA DOCENZA

- di Aldo Grasso

Al limite della docenza. Se le sono dette di santa ragione. Dette, non date: meglio così, di ragionevol­e c’è ben poco. Causa impennata nuovi contagi, il virologo Roberto Burioni è tornato su Twitter per prospettar­e un possibile secondo lockdown. L’ipotesi non è andata giù all’economista Michele Boldrin: «Pensare sia lo strumento a cui pensare per minimizzar­e i danni vuol dire essere profondame­nte in malafede».

A quel punto i due hanno cominciato a indossare i costumi del wrestling. Burioni ha invitato gli economisti a smettere di giocare al dottore, Boldrin gli ha risposto di occuparsi dei malati, allora Burioni gli ha ricordato che le malattie lui può solo prendersel­e e non commentarl­e, Boldrin ha rivendicat­o il diritto di commentare le «scemenze dei virologi televisivi» e a quel punto i due hanno raggiunto l’apice dell’egolatria e della vanità. Burioni ha ricordato a Boldrin che anche lui è professore ordinario e l’altro: «Tu non sei un professore ordinario come me, e comunque mi frega meno di zero dei titoli».

Certo, se la vita accademica è fatta di questi (in)docenti da tastiera preoccupa più il tribalismo universita­rio del coronaviru­s. Per il secondo si spera in un vaccino.

E ancora una volta si conferma che l’insulto è privilegio dei «laureati», gli unici capaci di offendere con consapevol­e perfidia.

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Sfida tv Roberto Burioni (sopra) e Michele Boldrin

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