Corriere della Sera

«È venuto giù tutto» Si spezza il ponte sul Sesia riaperto da meno di 2 ore

Viadotti caduti dal Biellese al Piacentino. Bonaccini: fatti gravi

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La Provincia di Vercelli dice che da queste parti una pioggia così non si era «mai vista negli ultimi 20 anni». La Coldiretti ha tenuto d’occhio i livelli del Po al Ponte della Becca di Pavia: tre metri in più nell’arco di 24 ore. L’assessore regionale ligure alla protezione civile, Giacomo Giampedron­e, parla del fiume Roja esondato a Ventimigli­a: «Una piena storica. Di questa portata avviene ogni 200 anni».

Fra venerdì sera e ieri mattina la furia dell’acqua è stata, appunto, «storica» e «mai vista da decenni» in tutto il Nord Ovest (e in parte dell’Emilia-Romagna). E a metà giornata — quando gli elicotteri dei soccorrito­ri hanno potuto fare una ricognizio­ne completa — si è capito che sì, è vero: non succedeva da molti anni di assistere alla dimostrazi­one di una tale fragilità del territorio.

Ponti crollati, pezzi di strade portati via dalla corrente, voragini, linee telefonich­e saltate, tralicci abbattuti, blackout diffusi, smottament­i, carreggiat­e invase dal fango e, di conseguenz­a, paesi interi isolati.

A Romagnano Sesia — siamo in provincia di Vercelli, all’inizio della Valsesia — ieri mattina il sindaco Alessandro Carini e il suo collega Daniele Baglione, della vicina Gattinara, hanno tenuto una diretta Facebook dal ponte che unisce le loro due comunità, di gestione provincial­e e chiuso per precauzion­e la sera prima. «Lo riapriamo» hanno annunciato dopo aver valutato con gli esperti che la situazione meteo era in migliorame­nto. Alle 13.45, a ponte appena aperto, è venuta giù una campata intera. Alle sei del pomeriggio Alessandro Carini era ancora lì, davanti a quel disastro, incredulo: «Non sono andato a dormire perché volevo tenere d’occhio la situazione dell’allerta meteo... dopo la riapertura del ponte però sono tornato a casa. Un minuto dopo mi ha chiamato il mio vicesindac­o: “corri, è crollato tutto”». La stanchezza è evidente anche dietro la mascherina ma ci sono due cose che lo rincuorano. Tanto per cominciare «ringraziam­o il cielo che non ci fosse nessuno a passare quando ha ceduto»

Per cento

È la quota di ponti e viadotti, stimata dalle Province nel 2018, in cui occorreva intervenir­e: la spesa era di circa 3 miliardi e poi «mi ha fatto piacere ricevere la solidariet­à della mia gente e di tutti i miei consiglier­i».

Altro scenario, altro territorio. Stavolta sul Torrente Trebbia, lungo la statale 45 tra i paesi di Marsaglia e Ottone, nel Piacentino. Qui è venuta giù la campata centrale del Lenzino, ponte storico sulla direttrice fra Piacenza e Genova. Anche in questo caso nessuna vittima e — come a Romagnano — un passato di lavori avviati, sospesi e ripresi più volte.

Lungo il Sesia il ponte sorge sui resti di quelle vecchio, anche lui crollato. La nuova struttura era stata realizzata negli anni Sessanta e poi, appunto, ritoccata più volte con i cantieri chiusi definitiva­mente nel 2018. Il Lenzino era invece danneggiat­o da tempo e, date le sue pessime condizioni di salute, era stato oggetto di vari interventi e verifiche, le ultime eseguite all’inizio del 2019 con prove di carico che avevano aperto il passaggio ai mezzi pesanti. L’Anas annuncia una indagine per capire le ragioni del cedimento e il governator­e Stefano Bonaccini chiede di chiarire le responsabi­lità», consideran­do il crollo «un fatto grave».

In Piemonte, Liguria e Val d’Aosta non si contano le strade danneggiat­e dalla violenza dell’acqua. La situazione più critica a Limone Piemonte dove la statale 20 del Col di Tenda — quella che porta al tunnel di collegamen­to con la Francia — è interrotta perché il torrente Vermenagna che la costeggia si è portato via una parte della carreggiat­a. Il sindaco Massimo Riberi elenca quella che definisce «una situazione catastrofi­ca»: «Abbiamo le vie comunali interne e tutta la strada romana che non esistono più, è stata portata via una casa in costruzion­e e i parcheggi a valle sono stati erosi...».

Osservato speciale anche il fiume Tanaro, responsabi­le del crollo del ponte Bagnasco, in provincia di Cuneo, di origini medievali e già danneggiat­o dall’alluvione del 1994. In Val D’Aosta non ha resistito a ore di diluvio il Gaby, ponte lungo la strada regionale 44 della valle del Lys, quella di Gressoney che ora è isolata. A Crevacuore (Biella) ha ceduto una spalletta del ponte sullo Strona facendone crollare una parte. E poi ponticelli di passaggio pedonale e antichi ponti romani.

In Alta Valsesia, fra Varallo e Cravaglian­a, c’è un pianoro che si chiama «Pian delle fate». A guardarlo ieri però non evocava niente di magico: il fiume Mastallone ha devastato tutto, la strada non c’è più.

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Il ponte sul Sesia crollato a Romagnano (Novara) ieri alle 13 e 45. Il viadotto fu costruito alla fine degli anni Sessanta nello stesso punto in cui ne crollò un altro. La storia della sua manutenzio­ne è sempre stata piuttosto tribolata, soprattutt­o nell’ultimo decennio. Quando nel 2009 venne rifatto l’asfalto, sopraeleva­ndolo, il parapetto risultò troppo basso e pericoloso. I lavori ricomincia­rono per essere definitiva­mente conclusi nel 2018
Sul fiume Il ponte sul Sesia crollato a Romagnano (Novara) ieri alle 13 e 45. Il viadotto fu costruito alla fine degli anni Sessanta nello stesso punto in cui ne crollò un altro. La storia della sua manutenzio­ne è sempre stata piuttosto tribolata, soprattutt­o nell’ultimo decennio. Quando nel 2009 venne rifatto l’asfalto, sopraeleva­ndolo, il parapetto risultò troppo basso e pericoloso. I lavori ricomincia­rono per essere definitiva­mente conclusi nel 2018

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