Corriere della Sera

«Siamo fratelli su una sola barca» L’enciclica del Papa firmata ad Assisi

Bergoglio sigla sulla tomba di San Francesco il testo che richiama a una nuova giustizia sociale

- Gian Guido Vecchi

«Nessuno si salva da solo». All’altare della Basilica Inferiore di Assisi, sopra la tomba del Santo di cui ha scelto il nome, Papa Francesco ha celebrato messa e firmato ieri pomeriggio l’enciclica «Fratelli tutti», il testo «sulla fraternità e la giustizia sociale» che esce oggi, festa del Poverello. La terza enciclica di Bergoglio è anche la prima firmata fuori Roma e la prima nel tempo della pandemia, una svolta nella storia che ha mostrato al mondo la necessità di cambiare rotta.

Francesco lo ha detto fin dal 27 marzo, la preghiera memorabile in una piazza San Pietro vuota, sotto la pioggia, nel silenzio scandito dal suono delle sirene: «Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorienta­ti, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme». Da allora, fino alle catechesi delle ultime settimane, è stato lo stesso Papa ad anticipare i temi di un testo che fa sintesi delle sue riflession­i.

In un modo nel quale tutto è interconne­sso, «il coronaviru­s non è l’unica malattia da combattere», la crisi è globale e molteplice: sanitaria, ambientale e «sociale, politica ed economica». Se ne può uscire solo «tutti insieme». E non si può tornare alla «normalità», se la normalità è quella «malata di ingiustizi­e e degrado ambientale» del mondo di «prima».

Più volte il Papa ha denunciato un sistema economico «malato», iniquità e interessi finanziari contro «i diritti umani fondamenta­li», e ripetuto che ci vuole un’economia «fondata sulla persona, la solidariet­à, il bene comune»: già nella Laudato si’ parlava di «subordinaz­ione della proprietà privata alla destinazio­ne universale dei beni». Così occorre anche una politica migliore, attenta davvero al popolo e lontana da nazionalis­mi e populismi che lo usano.

Il mondo è diviso: guerre, fame, migrazioni forzate, egoismo, indifferen­za, muri. L’antidoto è l’esempio di San Francesco (il titolo dell’enciclica è una citazione della sua sesta Ammonizion­e) che sentiva fratelli e sorelle tutte le creature, la consapevol­ezza che appartenia­mo alla stessa famiglia, la fraternità universale del frate che dialoga con il sultano musulmano. Il tema della fraternità è ispirato anche al «Documento sulla fratellanz­a umana» firmato dal Papa con il Grande Imam di Al Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi.

Da una crisi si può uscire migliori o peggiori e oggi, ha ripetuto Francesco, «abbiamo un’occasione per costruire qualcosa di diverso». Ponti e non muri, solidariet­à e amore invece di egoismo e odio, multilater­alismo e non guerre più o meno fredde. È tempo di «separare ciò che è necessario da ciò che non lo è», spiegava: «Se non ci prendiamo cura l’uno dell’altro, a partire da coloro che sono maggiormen­te colpiti, incluso il Creato, non possiamo guarire il mondo».

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(Foto Epa) La firma Francesco firma, nella cripta della basilica inferiore di Assisi, l’enciclica «Fratelli tutti»

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